CatherineSULLIVAN
The Chittendens
Gió Marconi, Milan
22.09.–21.10.2006
The Chittendens
Gió Marconi, Milan
22.09.–21.10.2006
IT
Catherine Sullivan
The Chittendens
Inaugurazione: 22 settembre 2006
Dal 22 settembre al 21 ottobre 2006
Dal martedì al sabato, 10-13;15-19
La galleria Gió Marconi, in occasione di Start, una tre giorni dell’arte contemporanea ideata e organizzata da 31 gallerie milanesi, inaugura il prossimo 22 settembre dalle 12 alle 21 la seconda personale dell’artista Catherine Sullivan.
Sarà presentato The Chittendens, un multi-channel video composto da una installazione di cinque video-proiezioni prodotto dalla galleria Gió Marconi, da Metro Pictures gallery (New York) e da Catherine Bastide gallery (Bruxelles).
The Chittendens è stato presentato in anteprima alla Secessione di Vienna nel 2005 ed è stato esposto alla Tate Modern di Londra fine 2005 inizio 2006.
L’artista americana Catherine Sullivan, formatasi all’inizio come attrice e avendo utilizzato per i suoi progetti diversi mezzi di comunicazione (film, fotografia, recitazione), è meglio nota per la sua passione per il teatro e la video-arte attraverso cui esplora le tensioni tra gli attori, i loro ruoli e il loro pubblico, le costrizioni e i paradossi che caratterizzano le rappresentazioni teatrali, le discrepanze che nascono tra i ruoli recitati e le idiosincrasie fisiche ed emozionali dell’individuo. Il suo lavoro è caratterizzato da molteplici riferimenti storico-culturali, inclusi film noir e d’avanguardia, l’arte contemporanea e la storia del teatro.
Per realizzare il film l’artista ha vestito sedici attori con abiti molto convenzionali che raccontano gli stereotipi dell’America dell’Ottocento e Novecento: ad esempio la figura della segretaria, dell’uomo palestrato o dell’executive manager. L’artista ha quindi ipotizzato quattordici differenti comportamenti – un’emozione o uno specifico personaggio da interpretare – e ha chiesto a ognuno dei sedici attori di recitare più di uno di questi ruoli-comportamenti, alcuni dei quali tratti da circostanze o reazioni molto commoventi; altri, invece, sono modelli formali presi in prestito dalla storia del teatro o dalla danza contemporanea. Ogni performance varia per durata e forma, più o meno concentrata a seconda delle diverse combinazioni ritmiche.
The Chittendens è stato realizzato in collaborazione con il compositore americano Sean Griffin che ha scritto la colonna sonora del video. L’artista ha poi diretto il video mettendo in risalto il dialogo formale tra le azioni degli attori e la sua musica. Ad esempio, in una scena due donne danzano e gridano come se stessero recitando una serie di istruzioni impartite da un invisibile coreografo; queste azioni tradiscono in realtà più che una parvenza di pazzia.
Nel frattempo una leggera musica di sottofondo suonata al pianoforte crea un’atmosfera in disaccordo con l’inspiegabile comportamento dei personaggi. Sullo sfondo un giovanotto vestito da prete siede su una sedia dondolandosi avanti e indietro e muovendo le mani prima di alzarsi e portare la macchina da presa in un’altra stanza, dove si vedono altri personaggi che recitano.
Si passa, senza un ordine preciso, da una sala d’aspetto a una dispensa, da un bagno a una sala conferenze, a un ufficio, con una narrazione diversa di volta in volta, a seconda della condizione della stanza, di chi è presente e degli effetti delle singole azioni.
La forza del contrasto bianco-nero rende molto difficile dire chi è, dove e con chi, nonché come le stanze si aprano e si chiudano una dopo l’altra. L’artista ha voluto creare l’effetto della macchina da presa in volo, come se passasse attraverso le stanze giusto il tempo necessario per dare un’occhiata all’aspetto più isterico di ciascuna azione, entrando quasi accidentalmente e uscendone per un’attività diventata troppo intensa.
Il titolo del video deriva da un’agenzia di assicurazioni, Gruppo Chittendens. L’artista, infatti, guidando un giorno per le strade dell’Arizona, è rimasta folgorata dalla visione di un edificio abbandonato con un’insegna sbiadita dalla forma di un faro, sede per l’appunto della locale agenzia d’assicurazioni. The Chittendens è stato girato principalmente in un ufficio abbandonato di Chicago; la scena iniziale del video, nella prima stanza, è stata girata a Poverty Island, un’isoletta sul Lago Michigan con un faro abbandonato.
La mostra è stata realizzata grazie al contributo di Euphon Communication.
The Chittendens
Inaugurazione: 22 settembre 2006
Dal 22 settembre al 21 ottobre 2006
Dal martedì al sabato, 10-13;15-19
La galleria Gió Marconi, in occasione di Start, una tre giorni dell’arte contemporanea ideata e organizzata da 31 gallerie milanesi, inaugura il prossimo 22 settembre dalle 12 alle 21 la seconda personale dell’artista Catherine Sullivan.
Sarà presentato The Chittendens, un multi-channel video composto da una installazione di cinque video-proiezioni prodotto dalla galleria Gió Marconi, da Metro Pictures gallery (New York) e da Catherine Bastide gallery (Bruxelles).
The Chittendens è stato presentato in anteprima alla Secessione di Vienna nel 2005 ed è stato esposto alla Tate Modern di Londra fine 2005 inizio 2006.
L’artista americana Catherine Sullivan, formatasi all’inizio come attrice e avendo utilizzato per i suoi progetti diversi mezzi di comunicazione (film, fotografia, recitazione), è meglio nota per la sua passione per il teatro e la video-arte attraverso cui esplora le tensioni tra gli attori, i loro ruoli e il loro pubblico, le costrizioni e i paradossi che caratterizzano le rappresentazioni teatrali, le discrepanze che nascono tra i ruoli recitati e le idiosincrasie fisiche ed emozionali dell’individuo. Il suo lavoro è caratterizzato da molteplici riferimenti storico-culturali, inclusi film noir e d’avanguardia, l’arte contemporanea e la storia del teatro.
Per realizzare il film l’artista ha vestito sedici attori con abiti molto convenzionali che raccontano gli stereotipi dell’America dell’Ottocento e Novecento: ad esempio la figura della segretaria, dell’uomo palestrato o dell’executive manager. L’artista ha quindi ipotizzato quattordici differenti comportamenti – un’emozione o uno specifico personaggio da interpretare – e ha chiesto a ognuno dei sedici attori di recitare più di uno di questi ruoli-comportamenti, alcuni dei quali tratti da circostanze o reazioni molto commoventi; altri, invece, sono modelli formali presi in prestito dalla storia del teatro o dalla danza contemporanea. Ogni performance varia per durata e forma, più o meno concentrata a seconda delle diverse combinazioni ritmiche.
The Chittendens è stato realizzato in collaborazione con il compositore americano Sean Griffin che ha scritto la colonna sonora del video. L’artista ha poi diretto il video mettendo in risalto il dialogo formale tra le azioni degli attori e la sua musica. Ad esempio, in una scena due donne danzano e gridano come se stessero recitando una serie di istruzioni impartite da un invisibile coreografo; queste azioni tradiscono in realtà più che una parvenza di pazzia.
Nel frattempo una leggera musica di sottofondo suonata al pianoforte crea un’atmosfera in disaccordo con l’inspiegabile comportamento dei personaggi. Sullo sfondo un giovanotto vestito da prete siede su una sedia dondolandosi avanti e indietro e muovendo le mani prima di alzarsi e portare la macchina da presa in un’altra stanza, dove si vedono altri personaggi che recitano.
Si passa, senza un ordine preciso, da una sala d’aspetto a una dispensa, da un bagno a una sala conferenze, a un ufficio, con una narrazione diversa di volta in volta, a seconda della condizione della stanza, di chi è presente e degli effetti delle singole azioni.
La forza del contrasto bianco-nero rende molto difficile dire chi è, dove e con chi, nonché come le stanze si aprano e si chiudano una dopo l’altra. L’artista ha voluto creare l’effetto della macchina da presa in volo, come se passasse attraverso le stanze giusto il tempo necessario per dare un’occhiata all’aspetto più isterico di ciascuna azione, entrando quasi accidentalmente e uscendone per un’attività diventata troppo intensa.
Il titolo del video deriva da un’agenzia di assicurazioni, Gruppo Chittendens. L’artista, infatti, guidando un giorno per le strade dell’Arizona, è rimasta folgorata dalla visione di un edificio abbandonato con un’insegna sbiadita dalla forma di un faro, sede per l’appunto della locale agenzia d’assicurazioni. The Chittendens è stato girato principalmente in un ufficio abbandonato di Chicago; la scena iniziale del video, nella prima stanza, è stata girata a Poverty Island, un’isoletta sul Lago Michigan con un faro abbandonato.
La mostra è stata realizzata grazie al contributo di Euphon Communication.