SharonLOCKHART
Sharon Lockhart
Gió Marconi, Milan
07.06.–31.07.2005
Sharon Lockhart
Gió Marconi, Milan
07.06.–31.07.2005
IT
Sharon Lockhart
Inaugurazione: martedì 7 giugno 2005 ore 19.00
8 giugno 31 luglio 2005
Da lunedì a venerdì, 10.30-12.30; 15.30-19.00
La galleria Giò Marconi è lieta di presentare al pubblico una nuova personale dell’artista americana Sharon LOCKHART.
La mostra include una monumentale opera costituita da quattro foto a colori di grande formato che rende omaggio alla maestosa scultura di Duane Hanson Lunch Break (1989) che ritrae tre operai edili che si godono la pausa pranzo tra le impalcature e le scale da cui sono appena scesi; le foto in mostra ritraggono due installatori del museo, oltre agli operai, impegnati nel montaggio dell’opera. La scelta della Lockhart di collocare i due addetti museali vicino alla scultura mette in evidenza la stretta relazione tra tutti coloro che sono coinvolti nel maneggio dell’opera, aprendo un discorso sul concetto di operaio-lavoratore, distinguendo tra lavoratore edile, museale, fino ad arrivare in primis all’idea del lavoro dell’artista stesso. Questa attenta analisi si evince dalle foto, quasi a grandezza naturale, che ritraggono la scultura e la sua complessa fisicità vista da tutti e quattro i lati sullo sfondo del bianco candido dello spazio museale, nel tentativo di mettere in evidenza ciò che di solito è nascosto, l’opera dietro l’opera. Le fotografie contengono l’enormità dei dettagli all’interno della scultura stessa, che non sempre sono bene visibili e immediatamente percepibili.
Maja and Elodie è un grande dittico nel quale una donna interagisce con la più intima scultura di Hanson Child with a Puzzle (1978) che ritrae una ragazza seduta su un tappetino mentre sta componendo un puzzle; nelle due fotografie della Lockhart la giovane donna è ritratta seduta di fronte alla scultura ed il suo sguardo tenero nei confronti della bambina trasmette un senso di profonda intimità tra queste due figure femminili. Le due foto sono pressochè identiche tranne che nella seconda la giovane donna solleva un pezzo del puzzle dal tappeto creando una lieve ombra sotto di esso.
La fotografia Boy with guitar rientra nel progetto Pine Flat, di cui fanno parte un film 16mm ed una serie di 30 foto, a cui la Lockhart ha dedicato quasi due anni di studio.
L’artista ha osservato, filmato e fotografato alcuni adolescenti di Pine Flat, villaggio rurale situato sulle colline ai piedi della Sierra Nevada in California impegnati in svariate attività (l’attesa del bus, un pianto, la lettura di un libro, un gioco, la caccia) mettendone in evidenza la complessità dei loro comportamenti e dell’interagire tra il gruppo e, raggiungendo uno stato di profonda intimità con questi ragazzi, trasmette al suo pubblico una vaga idea dello stile di vita dell’America rurale, un mondo al tempo stesso molto lontano tuttavia intimamente legato allo stile cittadino attraverso cui si definisce la vita dell’America contemporanea.
Boy with guitar, che ritrae Balam Garcia, adolescente tredicenne, che ha imparato da sé a suonare la chitarra e a cantare, verrà presentato in mostra con una particolare installazione: appesa alla parete la foto, su una base in mezzo alla stanza ci sarà un record player anni ’80 con la registrazione della voce del ragazzo che canta una vecchia canzone dei Beatles. L’artista con il ragazzo ha infatti registrato le canzoni preferite del giovane per la composizione di un intero album, includendo musiche dei Beatles, Zep, White Stripes, Red Hot Chilli Peppers. Sulla parete opposta della stanza uno scaffale con all’interno circa duecento dischi.
Tra le sue mostre personali: Sharon Lockhart, Museum Boijmans van Beuningen, Rotterdam (1999), Kunstmuseum Wolfsburg, Germania (2000); Kunsthalle Zurich, Svizzera (2000); Wako Works of Art, Tokyo (2000); 2000 Biennial Exhibition, Whitney Museum of American Art, New York (2000); Sharon Lockhart, Museum of Conteporary Art, San Diego, CA (2001); Sharon Lockhart, Bilbao (2005); Sharon Lockhart, Fogg Art Museum, Cambridge, MA (2005). Tra le collettive: Life Cycles, Galerie fur Zeitgenossische Kunst, Lipsia (1999); Elysian Fields Centre George Pompidou, Parigi (2000); New Heimat , Kunstverein Frankfurt, Germania (2001); Public Offerings, MOCA, Los Angeles (2001); Exit, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2002); People See Paintings, Museum of Contemporary Art, Chicago (2002); Ninos/Children, Centro de Arte de Salamanca (2003); Fast Forward: Media Art/Sammlung Goetz, ZKM, Karlsruhe (2003); The Reality, De Vleeshal, Middelburg, Holland (2004), Video Dreams: Betweeen the Cinematic and Theatrical, Kunsthaus Graz (2004); Made in Mexico, Institute of Contemporary Art, Boston, Hammer Museum, Los Angels (2004); 2004 Biennial Exhibition, Whitney Museum of American Art, New York (2004); Universal Experience: Art, Life, and teh Tourist’s Eye, MCA, Chicago (2005). Sharon LOCKHART, nata nel 1964 a Norwood, Massachusetts, vive e lavora a Los Angeles.
Inaugurazione: martedì 7 giugno 2005 ore 19.00
8 giugno 31 luglio 2005
Da lunedì a venerdì, 10.30-12.30; 15.30-19.00
La galleria Giò Marconi è lieta di presentare al pubblico una nuova personale dell’artista americana Sharon LOCKHART.
La mostra include una monumentale opera costituita da quattro foto a colori di grande formato che rende omaggio alla maestosa scultura di Duane Hanson Lunch Break (1989) che ritrae tre operai edili che si godono la pausa pranzo tra le impalcature e le scale da cui sono appena scesi; le foto in mostra ritraggono due installatori del museo, oltre agli operai, impegnati nel montaggio dell’opera. La scelta della Lockhart di collocare i due addetti museali vicino alla scultura mette in evidenza la stretta relazione tra tutti coloro che sono coinvolti nel maneggio dell’opera, aprendo un discorso sul concetto di operaio-lavoratore, distinguendo tra lavoratore edile, museale, fino ad arrivare in primis all’idea del lavoro dell’artista stesso. Questa attenta analisi si evince dalle foto, quasi a grandezza naturale, che ritraggono la scultura e la sua complessa fisicità vista da tutti e quattro i lati sullo sfondo del bianco candido dello spazio museale, nel tentativo di mettere in evidenza ciò che di solito è nascosto, l’opera dietro l’opera. Le fotografie contengono l’enormità dei dettagli all’interno della scultura stessa, che non sempre sono bene visibili e immediatamente percepibili.
Maja and Elodie è un grande dittico nel quale una donna interagisce con la più intima scultura di Hanson Child with a Puzzle (1978) che ritrae una ragazza seduta su un tappetino mentre sta componendo un puzzle; nelle due fotografie della Lockhart la giovane donna è ritratta seduta di fronte alla scultura ed il suo sguardo tenero nei confronti della bambina trasmette un senso di profonda intimità tra queste due figure femminili. Le due foto sono pressochè identiche tranne che nella seconda la giovane donna solleva un pezzo del puzzle dal tappeto creando una lieve ombra sotto di esso.
La fotografia Boy with guitar rientra nel progetto Pine Flat, di cui fanno parte un film 16mm ed una serie di 30 foto, a cui la Lockhart ha dedicato quasi due anni di studio.
L’artista ha osservato, filmato e fotografato alcuni adolescenti di Pine Flat, villaggio rurale situato sulle colline ai piedi della Sierra Nevada in California impegnati in svariate attività (l’attesa del bus, un pianto, la lettura di un libro, un gioco, la caccia) mettendone in evidenza la complessità dei loro comportamenti e dell’interagire tra il gruppo e, raggiungendo uno stato di profonda intimità con questi ragazzi, trasmette al suo pubblico una vaga idea dello stile di vita dell’America rurale, un mondo al tempo stesso molto lontano tuttavia intimamente legato allo stile cittadino attraverso cui si definisce la vita dell’America contemporanea.
Boy with guitar, che ritrae Balam Garcia, adolescente tredicenne, che ha imparato da sé a suonare la chitarra e a cantare, verrà presentato in mostra con una particolare installazione: appesa alla parete la foto, su una base in mezzo alla stanza ci sarà un record player anni ’80 con la registrazione della voce del ragazzo che canta una vecchia canzone dei Beatles. L’artista con il ragazzo ha infatti registrato le canzoni preferite del giovane per la composizione di un intero album, includendo musiche dei Beatles, Zep, White Stripes, Red Hot Chilli Peppers. Sulla parete opposta della stanza uno scaffale con all’interno circa duecento dischi.
Tra le sue mostre personali: Sharon Lockhart, Museum Boijmans van Beuningen, Rotterdam (1999), Kunstmuseum Wolfsburg, Germania (2000); Kunsthalle Zurich, Svizzera (2000); Wako Works of Art, Tokyo (2000); 2000 Biennial Exhibition, Whitney Museum of American Art, New York (2000); Sharon Lockhart, Museum of Conteporary Art, San Diego, CA (2001); Sharon Lockhart, Bilbao (2005); Sharon Lockhart, Fogg Art Museum, Cambridge, MA (2005). Tra le collettive: Life Cycles, Galerie fur Zeitgenossische Kunst, Lipsia (1999); Elysian Fields Centre George Pompidou, Parigi (2000); New Heimat , Kunstverein Frankfurt, Germania (2001); Public Offerings, MOCA, Los Angeles (2001); Exit, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2002); People See Paintings, Museum of Contemporary Art, Chicago (2002); Ninos/Children, Centro de Arte de Salamanca (2003); Fast Forward: Media Art/Sammlung Goetz, ZKM, Karlsruhe (2003); The Reality, De Vleeshal, Middelburg, Holland (2004), Video Dreams: Betweeen the Cinematic and Theatrical, Kunsthaus Graz (2004); Made in Mexico, Institute of Contemporary Art, Boston, Hammer Museum, Los Angels (2004); 2004 Biennial Exhibition, Whitney Museum of American Art, New York (2004); Universal Experience: Art, Life, and teh Tourist’s Eye, MCA, Chicago (2005). Sharon LOCKHART, nata nel 1964 a Norwood, Massachusetts, vive e lavora a Los Angeles.