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MOTHERBOY
Gió Marconi, Milan
24.11.2023–17.02.2024
MOTHERBOY
Gió Marconi, Milan
24.11.2023–17.02.2024
IT
MOTHERBOY
A cura di Stella Bottai e Gray Wielebinski
Artisti: Sophia Al Maria; Jonathan Lyndon Chase; Patrizio Di Massimo; Bracha L. Ettinger; Hadi Falapishi; Jes Fan; Apostolos Georgiou; Allison Katz; Leigh Ledare; Maia Ruth Lee; Gaetano Pesce; Jenna Sutela; Gray Wielebinski; Kandis Williams; Bruno Zhu
Inaugurazione: giovedì 23 novembre 2023; 18-21
23 novembre 2023 – 17 febbraio 2024
martedì - sabato; 11-18
Gió Marconi é lieto di annunciare Motherboy, importante mostra collettiva nata dal dialogo tra la curatrice Stella Bottai e l'artista Gray Wielebinski attorno alla nozione del cosiddetto “mammone”, un concetto che le loro proprie esperienze, rispettivamente come madre e figlio, celebrano, criticano e riconfigurano.
La mostra attinge alle teorie queer, femministe e psicoanalitiche sul rapporto tra madri e figli – rapporto che é carico di grande intensità e simbolicamente ricco – per affrontare i temi del sacrificio, della co-dipendenza, del desiderio, dell’identità, della negazione, delle gerarchie, della possessività e del tradimento. Motherboy riprende la strana convergenza di potere codificata in questo concetto – il lavoro sottovalutato, spesso invisibile, della madre versus il destino privilegiato e viziato del “mammone” – trattandola come punto di partenza per una critica politica più ampia.
Allo stesso tempo riflette in modo esteso sulla categoria del mammone, esaminando le variazioni di questo legame attraverso diverse configurazioni di genere, etnia e cultura. Indicizzando le molteplici modalità, astratte e non, in cui questo concetto si manifesta storicamente – attraverso l’immaginario della lingua materna, della patria, della Santa Madre e del figliol prodigo – Motherboy offre un punto di accesso a questioni fondamentali dei rapporti umani, come l’amore, il potere e l’asimmetria.
La mostra presenta opere nuove e recenti, selezionate in stretto dialogo con gli artisti partecipanti. Spaziando tra pittura, collage, scultura, video e installazione, l’allestimento articola diverse atmosfere sui tre piani della galleria. Tra i leitmotiv del percorso visivo ed espositivo sono le posture e gli atteggiamenti del corpo, che amplificano il significato di determinate azioni – come stare in piedi, mettersi in posa, dormire, colpire o abbracciare – in connessione con le gerarchie interpersonali e il linguaggio emotivo.
Motherboy è radicato nel contesto italiano e tuttavia proietta uno scenario più ampio oltre le identità nazionali. Il termine mammismo è un esempio di tradizione inventata nel dopoguerra, per via –– secondo la storica Marina d'Amelio – di scrittori come Corrado Alvaro, che per primo coniò il termine nel 1952, alla ricerca di ragioni che spiegassero i mali sociali dell’Italia. Un’attenzione materna carente o distorta è stata ritenuta responsabile delle carenze degli uomini italiani e quindi della società italiana in generale – un concetto che in gran parte filtra all’interno della cultura odierna, come notato dall’accademica Jacqueline Rose, che scrive “le madri sono socialmente il sommo capro espiatorio per i nostri fallimenti personali e politici, per tutto ciò che è sbagliato nel mondo”.
Nel complesso, la mostra mette in scena una riflessione sugli aspetti terribili, teneri e comici del rapporto madre-figlio come specchio sia dell'associazione che della dissociazione, affrontandone le ricadute sull'immaginario sociale collettivo. Riflettendo su concetti quali autorità, emancipazione, amore e vulnerabilità, Motherboy tenta di mettere in atto, in maniera generativa, un ritiro dai costrutti patriarcali di questa nozione, alla ricerca di un legame familiare che sia consapevole ma liberato dalla propria storia.
La mostra Motherboy e’ accompagnata da un nuovo saggio di Asa Seresin, disponibile presso la galleria e online su giomarconi.com
Stella Bottai (1986, Bologna. Vive e lavora a Londra) e’ Curator-at-Large presso l’Aspen Art Museum, Colorado, USA, e co-curatrice di Pompeii Commitment. Materie archeologiche presso il Parco Archeologico di Pompei.
Gray Wielebinski (1991 Dallas, TX, USA. Vive e lavora a Londra) si è diplomato con un MFA presso la Slade School of Fine Art, Londra, nel 2018. La sua prima mostra istituzionale The Red Sun is High, the Blue Low, si svolge presso l’Institute of Contemporarty Arts (ICA) di Londra dal 20 settembre al 23 dicembre 2023.
A cura di Stella Bottai e Gray Wielebinski
Artisti: Sophia Al Maria; Jonathan Lyndon Chase; Patrizio Di Massimo; Bracha L. Ettinger; Hadi Falapishi; Jes Fan; Apostolos Georgiou; Allison Katz; Leigh Ledare; Maia Ruth Lee; Gaetano Pesce; Jenna Sutela; Gray Wielebinski; Kandis Williams; Bruno Zhu
Inaugurazione: giovedì 23 novembre 2023; 18-21
23 novembre 2023 – 17 febbraio 2024
martedì - sabato; 11-18
Gió Marconi é lieto di annunciare Motherboy, importante mostra collettiva nata dal dialogo tra la curatrice Stella Bottai e l'artista Gray Wielebinski attorno alla nozione del cosiddetto “mammone”, un concetto che le loro proprie esperienze, rispettivamente come madre e figlio, celebrano, criticano e riconfigurano.
La mostra attinge alle teorie queer, femministe e psicoanalitiche sul rapporto tra madri e figli – rapporto che é carico di grande intensità e simbolicamente ricco – per affrontare i temi del sacrificio, della co-dipendenza, del desiderio, dell’identità, della negazione, delle gerarchie, della possessività e del tradimento. Motherboy riprende la strana convergenza di potere codificata in questo concetto – il lavoro sottovalutato, spesso invisibile, della madre versus il destino privilegiato e viziato del “mammone” – trattandola come punto di partenza per una critica politica più ampia.
Allo stesso tempo riflette in modo esteso sulla categoria del mammone, esaminando le variazioni di questo legame attraverso diverse configurazioni di genere, etnia e cultura. Indicizzando le molteplici modalità, astratte e non, in cui questo concetto si manifesta storicamente – attraverso l’immaginario della lingua materna, della patria, della Santa Madre e del figliol prodigo – Motherboy offre un punto di accesso a questioni fondamentali dei rapporti umani, come l’amore, il potere e l’asimmetria.
La mostra presenta opere nuove e recenti, selezionate in stretto dialogo con gli artisti partecipanti. Spaziando tra pittura, collage, scultura, video e installazione, l’allestimento articola diverse atmosfere sui tre piani della galleria. Tra i leitmotiv del percorso visivo ed espositivo sono le posture e gli atteggiamenti del corpo, che amplificano il significato di determinate azioni – come stare in piedi, mettersi in posa, dormire, colpire o abbracciare – in connessione con le gerarchie interpersonali e il linguaggio emotivo.
Motherboy è radicato nel contesto italiano e tuttavia proietta uno scenario più ampio oltre le identità nazionali. Il termine mammismo è un esempio di tradizione inventata nel dopoguerra, per via –– secondo la storica Marina d'Amelio – di scrittori come Corrado Alvaro, che per primo coniò il termine nel 1952, alla ricerca di ragioni che spiegassero i mali sociali dell’Italia. Un’attenzione materna carente o distorta è stata ritenuta responsabile delle carenze degli uomini italiani e quindi della società italiana in generale – un concetto che in gran parte filtra all’interno della cultura odierna, come notato dall’accademica Jacqueline Rose, che scrive “le madri sono socialmente il sommo capro espiatorio per i nostri fallimenti personali e politici, per tutto ciò che è sbagliato nel mondo”.
Nel complesso, la mostra mette in scena una riflessione sugli aspetti terribili, teneri e comici del rapporto madre-figlio come specchio sia dell'associazione che della dissociazione, affrontandone le ricadute sull'immaginario sociale collettivo. Riflettendo su concetti quali autorità, emancipazione, amore e vulnerabilità, Motherboy tenta di mettere in atto, in maniera generativa, un ritiro dai costrutti patriarcali di questa nozione, alla ricerca di un legame familiare che sia consapevole ma liberato dalla propria storia.
La mostra Motherboy e’ accompagnata da un nuovo saggio di Asa Seresin, disponibile presso la galleria e online su giomarconi.com
Stella Bottai (1986, Bologna. Vive e lavora a Londra) e’ Curator-at-Large presso l’Aspen Art Museum, Colorado, USA, e co-curatrice di Pompeii Commitment. Materie archeologiche presso il Parco Archeologico di Pompei.
Gray Wielebinski (1991 Dallas, TX, USA. Vive e lavora a Londra) si è diplomato con un MFA presso la Slade School of Fine Art, Londra, nel 2018. La sua prima mostra istituzionale The Red Sun is High, the Blue Low, si svolge presso l’Institute of Contemporarty Arts (ICA) di Londra dal 20 settembre al 23 dicembre 2023.
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MOTHERBOY
Curated by Stella Bottai and Gray Wielebinski
Artists: Sophia Al Maria; Jonathan Lyndon Chase; Patrizio Di Massimo; Bracha L. Ettinger; Hadi Falapishi; Jes Fan; Apostolos Georgiou; Allison Katz; Leigh Ledare; Maia Ruth Lee; Gaetano Pesce; Jenna Sutela; Gray Wielebinski; Kandis Williams; Bruno Zhu
Opening: Thursday, 23 November 2023; 6pm-9pm
24 November 2023 – 17 February 2024
Tuesday-Saturday; 11am–6pm
Gió Marconi is pleased to announce Motherboy, a group exhibition born out of the dialogue between curator Stella Bottai and artist Gray Wielebinski around the so-called “mammone” (mummy’s boy) – a notion that their own embodied experiences – as mother and son respectively – celebrate, critique, and reconfigure.
The exhibition draws on queer, feminist, and psychoanalytic understandings of the highly charged and symbolically rich relationality between mothers and sons to attend to themes of sacrifice, co-dependency, desire, identity, denial, hierarchies, possessiveness, and betrayal. Motherboy takes up the strange convergence of power encoded in the mother’s boy – the undervalued, often invisibilized labor of the mother versus the overindulged, privileged lot of the “Mama’s boy" – treating this as a starting point of broader political critique.
At the same time, it thinks expansively about the category of the motherboy, examining variations on this kinship form across different gendered, racial, and cultural configurations. Indexing the many abstracted modes in which we encounter this relation – through the imaginary of the mother tongue, motherland, the Holy Mother, and the prodigal son – Motherboy offers a point of entry into fundamental questions of love, power, and asymmetry.
The show features new and recent works selected in close dialogue with the participating artists. Spanning painting, collage, sculpture, video and installation, these pieces articulate different atmospheres across three floors of the gallery. Bodily postures form a motif across the show, contemplating the significance of certain actions – such as standing, posing, sleeping, hitting, or embracing – in connection to interpersonal hierarchies and emotional language.
Motherboy is rooted in the Italian context and yet casting a wider lens beyond national identities. The term mammismo (“motherism”) is an example of an invented tradition from the post-war period, when – according to historian Marina d’Amelio – writers such as Corrado Alvaro, who first coined the term in 1952, were looking for reasons to explain Italy’s social ills. Poor mothering was made accountable for the shortcomings of Italian men and therefore of Italian society at large – a concept that in great part seeps through today’s wider culture, as noted by academic Jacqueline Rose, who writes “mothers are socially the ultimate scapegoat for our personal and political failings, for everything which is wrong with the world.”
Overall, the exhibition stages a reflection on the horrifying, tender and comic aspects of the mother-son relationship as a mirror of both association and dissociation, addressing its repercussions on collective social imagination. By way of reflecting on authority, emancipation, love, and vulnerability, Motherboy attempts a generative withdrawal from patriarchal constructs of this notion, in pursuit of a familial bond which is conscious yet liberated from its own history.
The exhibition Motherboy is accompanied by a new essay by Asa Seresin, available at the gallery and online on giomarconi.com
Stella Bottai (1986, Bologna. Lives and works in London) is Curator-at-Large at the Aspen Art Museum, Colorado, USA, and co-curator of Pompeii Commitment. Archaeological Matters at the Archaeological Park of Pompeii.
Gray Wielebinski (1991 Dallas, TX, USA. Lives and works in London) graduated with an MFA from the Slade School of Fine Art, London, in 2018. His first institutional solo show, The Red Sun is High, the Blue Low, runs at the Institute of Contemporarty Arts (ICA) in London from 20 September to 23 December 2023.
Curated by Stella Bottai and Gray Wielebinski
Artists: Sophia Al Maria; Jonathan Lyndon Chase; Patrizio Di Massimo; Bracha L. Ettinger; Hadi Falapishi; Jes Fan; Apostolos Georgiou; Allison Katz; Leigh Ledare; Maia Ruth Lee; Gaetano Pesce; Jenna Sutela; Gray Wielebinski; Kandis Williams; Bruno Zhu
Opening: Thursday, 23 November 2023; 6pm-9pm
24 November 2023 – 17 February 2024
Tuesday-Saturday; 11am–6pm
Gió Marconi is pleased to announce Motherboy, a group exhibition born out of the dialogue between curator Stella Bottai and artist Gray Wielebinski around the so-called “mammone” (mummy’s boy) – a notion that their own embodied experiences – as mother and son respectively – celebrate, critique, and reconfigure.
The exhibition draws on queer, feminist, and psychoanalytic understandings of the highly charged and symbolically rich relationality between mothers and sons to attend to themes of sacrifice, co-dependency, desire, identity, denial, hierarchies, possessiveness, and betrayal. Motherboy takes up the strange convergence of power encoded in the mother’s boy – the undervalued, often invisibilized labor of the mother versus the overindulged, privileged lot of the “Mama’s boy" – treating this as a starting point of broader political critique.
At the same time, it thinks expansively about the category of the motherboy, examining variations on this kinship form across different gendered, racial, and cultural configurations. Indexing the many abstracted modes in which we encounter this relation – through the imaginary of the mother tongue, motherland, the Holy Mother, and the prodigal son – Motherboy offers a point of entry into fundamental questions of love, power, and asymmetry.
The show features new and recent works selected in close dialogue with the participating artists. Spanning painting, collage, sculpture, video and installation, these pieces articulate different atmospheres across three floors of the gallery. Bodily postures form a motif across the show, contemplating the significance of certain actions – such as standing, posing, sleeping, hitting, or embracing – in connection to interpersonal hierarchies and emotional language.
Motherboy is rooted in the Italian context and yet casting a wider lens beyond national identities. The term mammismo (“motherism”) is an example of an invented tradition from the post-war period, when – according to historian Marina d’Amelio – writers such as Corrado Alvaro, who first coined the term in 1952, were looking for reasons to explain Italy’s social ills. Poor mothering was made accountable for the shortcomings of Italian men and therefore of Italian society at large – a concept that in great part seeps through today’s wider culture, as noted by academic Jacqueline Rose, who writes “mothers are socially the ultimate scapegoat for our personal and political failings, for everything which is wrong with the world.”
Overall, the exhibition stages a reflection on the horrifying, tender and comic aspects of the mother-son relationship as a mirror of both association and dissociation, addressing its repercussions on collective social imagination. By way of reflecting on authority, emancipation, love, and vulnerability, Motherboy attempts a generative withdrawal from patriarchal constructs of this notion, in pursuit of a familial bond which is conscious yet liberated from its own history.
The exhibition Motherboy is accompanied by a new essay by Asa Seresin, available at the gallery and online on giomarconi.com
Stella Bottai (1986, Bologna. Lives and works in London) is Curator-at-Large at the Aspen Art Museum, Colorado, USA, and co-curator of Pompeii Commitment. Archaeological Matters at the Archaeological Park of Pompeii.
Gray Wielebinski (1991 Dallas, TX, USA. Lives and works in London) graduated with an MFA from the Slade School of Fine Art, London, in 2018. His first institutional solo show, The Red Sun is High, the Blue Low, runs at the Institute of Contemporarty Arts (ICA) in London from 20 September to 23 December 2023.