IT
Grazia Toderi
Alighiero Boetti, Jorge Pardo, Grazia Toderi
Inaugurazione: lunedì 9 giugno 2003 dalle 19 alle 21
10 giugno – 15 luglio, 2003
martedì - sabato; 11-19
La Galleria Giò Marconi di Milano presenta dal 10 giugno al 15 luglio 2003 l'opera di tre artisti di fama internazionale: Alighiero Boetti, Jorge Pardo e Grazia Toderi.
Il sotterraneo della galleria sarà occupato da un'opera recentemente realizzata dall'artista Grazia Toderi. Da sempre la Toderi - emersa all'attenzione della critica internazionale alla Biennale di Venezia del 1993 e poi consacrata con il Leone d'Oro nel 1997- fa un uso molto personale di questo strumento espressivo, adottando inquadrature fisse per tempi prolungati in modo da sospendere l'immagine in una dimensione atemporale e, allo stesso tempo, grazie anche ad una rigorosa visione dall'alto, rivelare i sottili intrecci geometrici che ad essa sono sottesi. Partita dall'analisi di microcosmi appartenenti alla vita domestica e quotidiana - "Nontiscordardime", "Soap" (1993)- l'artista si è poi dedicata alla rappresentazione di un immaginario privato fortemente dialogante con quello collettivo, affrontando ambienti di vasto richiamo come la televisione - "Nata nel '63" (1996), "Sogni d'oro" (1998) - il cinema - "Le orbite del principe Otto", "Il fiore delle 1001 notte"(1998), "Ragazzi caduti dal cielo" (1999) - lo stadio e il teatro - "Il Decollo" (1998), "Arena" (2000), "Audience", "Random" (2001)... Fra gli ultimi lavori incentrati sulla visione aerea della città "Mirabilia Urbis" (2002), dedicato alla città eterna e attualmente in mostra alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. Anche in "Milano" l'artista ripropone, in uno sguardo dall'alto, la città come organismo vitale, nutrito dalla linfa dei Navigli e sorretto dal Castello, che ne appare il cuore pulsante. Ancora un'immagine corale, accompagnata da un sonoro che sembra imporsi come emanazione collettiva e che s’impadronisce, quasi si materializza, nello spazio che circonda lo spettatore.
Grazia Toderi è nata a Padova nel 1963. Dopo gli studi compiuti all'Accademia di Belle Arti di Bologna si è trasferita a Milano, dove vive e lavora. Ha esposto in mostre personali e collettive in importanti spazi privati – Giò Marconi, Milano; Anne de Villepoix, Parigi; Meert-Rhioux, Bruxelles; The Project, New York; S.A.L.E.S., Roma, Gagosian, New York - e nelle principali istituzioni internazionali tra cui: Museum Ludwig, Colonia; Castello di Rivoli, Torino; Chisenhale Gallery, Londra; Kunsthalle Wien, Vienna; De Appel Foundation, Amsterdam; Biennale di Sidney; International Istanbul Biennial, Istanbul; Guggenheim Museum, New York; Institute of Contemporary Art, Boston; MuseuSerralves, Porto; Biennale di Venezia, 1993, 1999 (Leone d'Oro).
L'opera di Jorge Pardo è caratterizzata da un continuo crossover tra arte, architettura, arti applicate e design. Nei suoi lavori - lampade, disegni, sedie, tavoli, progetti di strutture abitative - continui sconfinamenti attraversano i vari universi dell'arte, dalla pittura alla scultura, sua materia di studio durante gli anni trascorsi all'Arts Center College of Design di Pasadena, dall'architettura al design, con un occhio di riguardo al passato più funzionale e modernista, dal Bauhaus alla morbida sinuosità di Alvar Aalto alla purezza delle creazioni modulari di Isamu Noguchi e del design anni '50 e '60. Ne nasce una concezione innovativa dell'opera d'arte, sentita come una creazione che ha senso e valore solo nel momento in cui modifica uno spazio e la percezione che di esso ha lo spettatore. Proprio in questo senso l'opera di Pardo è stata definita "public art", in quanto il suo significato risiede principalmente nell'interazione tra l'oggetto e lo spettatore. Da questa idea di base sono nati diversi progetti di grande portata che l'artista è stato chiamato a realizzare, come la casa di 1800 mq. costruita nella Mount Washington area di Los Angeles e attuale dimora dell'artista, un progetto voluto dal MOCA di Los Angeles. Nel corso della sua carriera artistica Jorge Pardo, che spesso è stato accostato ad artisti "storici" del calibro di Donald Judd e Vito Acconci e a contemporanei come Andrea Zittel e Tobias Rehberger (con il quale ha collaborato), è diventato una sorta di icona dell'interdisciplinarità dell'arte. Alla Galleria Giò Marconi l'artista esporrà a piano terra una serie di opere su carta e alcuni grandi "cut-outs", forme astratte in compensato realizzate a computer e poi ritagliate con il laser. Al primo piano ci sarà un'installazione site specific progettata dall'artista appositamente per gli spazi della Galleria e che si avvale di suggestivi giochi di luce e ombra: una struttura circolare in legno, una sorta di abitazione primigenia dal cui soffitto pendono alcune lampade, un tempio-gazebo che sembra ispirarsi alle antiche forme d'Oriente. La luce filtra attraverso le aperture del legno determinando astratte forme luminose che si diffondono sul soffitto, sul pavimento e sulle pareti circostanti.
Jorge Pardo è nato a Cuba nel 1963; durante l'infanzia si è trasferito negli Stati Uniti e ha studiato scultura al Arts Center College of Design di Pasadena, dove si è diplomato nel 1988. I suoi lavori sono stati esposti in importanti spazi internazionali tra cui: Pkm, Seoul (2002); Museum of Contemporary Arts, Los Angeles (2001); Dia Art Foundation, New York; Kusnthalle Basel, Basilea (2000); Moderna Museet, Stoccolma (1999); Museum Boijmans van Beuningen, Rotterdam (1997); Capc Musèe d'Art Contemporain, Bordeaux (1996); Kunstverein, Hamburg (1993). Vive e lavora a Los Angeles.
All'ultimo piano della Galleria sono esposte opere di Alighiero Boetti: si tratta principalmente di opere su carta realizzate a partire dal 1967 e di alcuni ricami degli anni '80. Artista fra i più innovativi, Boetti, scomparso prematuramente nel 1994, ha operato con diversi mezzi espressivi - disegno, pittura, installazione, ricamo, performance - attraverso i quali è intervenuto sulla sua identità e sul concetto stesso di opera d'arte. Le opere in mostra da Giò Marconi ripercorrono i periodi più significativi del lavoro di Boetti, dalla "Dama" realizzata a tarsia lignea nel 1968 a "Opera postale" del 1975, dalla grande opera di 11 pannelli "Storia naturale della moltiplicazione" (1975) alla produzione ispirata alla esperienza dell'artista in Afghanistan - a cui Boetti era particolarmente legato e dove ha soggiornato a lungo - fino a due grandi arazzi. Il lavoro di Boetti è stato di volta in volta associato al linguaggio dell'arte concettuale o a quello poverista, ma è difficile attribuirgli una definzione univoca. Scrittura, teorie matematiche, linguaggio, un intero sistema di pensiero viene rimesso in discussione e defraudato delle sue certezze da questo artista complesso e irriverrente. Alighiero Boetti (Torino, 1940 - Roma, 1994). Si iscrive al corso di laurea in economia ma abbandona ben presto l'Università per seguire le proprie inclinazioni artistiche. A partire dal 1967 ha esposto in importanti gallerie private a Roma, Torino, Milano, Monaco, New York, Tokyo, Parigi, Zurigo. Fra le esposizioni collettive più importanti cui ha preso parte ricordiamo: Galleria Civica d'Arte Moderna, Torino (1967); Stadtische Kunsthalle, Dusseldorf (1968); Stedelijk Museum, Amsterdam; Kunsthalle, Berna (1969); Palazzo delle Esposizioni, Roma (1970, 1981, 1995); Kunstverein, Monaco (1971); Biennale di Venezia (1972, 1978, 1980); MoMA, New York (1974); Rijksmuseum Kroller Muller, Otterlo (1980); Castello di Rivoli, Torino (1984) e innumerevoli altre.
Alighiero Boetti, Jorge Pardo, Grazia Toderi
Inaugurazione: lunedì 9 giugno 2003 dalle 19 alle 21
10 giugno – 15 luglio, 2003
martedì - sabato; 11-19
La Galleria Giò Marconi di Milano presenta dal 10 giugno al 15 luglio 2003 l'opera di tre artisti di fama internazionale: Alighiero Boetti, Jorge Pardo e Grazia Toderi.
Il sotterraneo della galleria sarà occupato da un'opera recentemente realizzata dall'artista Grazia Toderi. Da sempre la Toderi - emersa all'attenzione della critica internazionale alla Biennale di Venezia del 1993 e poi consacrata con il Leone d'Oro nel 1997- fa un uso molto personale di questo strumento espressivo, adottando inquadrature fisse per tempi prolungati in modo da sospendere l'immagine in una dimensione atemporale e, allo stesso tempo, grazie anche ad una rigorosa visione dall'alto, rivelare i sottili intrecci geometrici che ad essa sono sottesi. Partita dall'analisi di microcosmi appartenenti alla vita domestica e quotidiana - "Nontiscordardime", "Soap" (1993)- l'artista si è poi dedicata alla rappresentazione di un immaginario privato fortemente dialogante con quello collettivo, affrontando ambienti di vasto richiamo come la televisione - "Nata nel '63" (1996), "Sogni d'oro" (1998) - il cinema - "Le orbite del principe Otto", "Il fiore delle 1001 notte"(1998), "Ragazzi caduti dal cielo" (1999) - lo stadio e il teatro - "Il Decollo" (1998), "Arena" (2000), "Audience", "Random" (2001)... Fra gli ultimi lavori incentrati sulla visione aerea della città "Mirabilia Urbis" (2002), dedicato alla città eterna e attualmente in mostra alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. Anche in "Milano" l'artista ripropone, in uno sguardo dall'alto, la città come organismo vitale, nutrito dalla linfa dei Navigli e sorretto dal Castello, che ne appare il cuore pulsante. Ancora un'immagine corale, accompagnata da un sonoro che sembra imporsi come emanazione collettiva e che s’impadronisce, quasi si materializza, nello spazio che circonda lo spettatore.
Grazia Toderi è nata a Padova nel 1963. Dopo gli studi compiuti all'Accademia di Belle Arti di Bologna si è trasferita a Milano, dove vive e lavora. Ha esposto in mostre personali e collettive in importanti spazi privati – Giò Marconi, Milano; Anne de Villepoix, Parigi; Meert-Rhioux, Bruxelles; The Project, New York; S.A.L.E.S., Roma, Gagosian, New York - e nelle principali istituzioni internazionali tra cui: Museum Ludwig, Colonia; Castello di Rivoli, Torino; Chisenhale Gallery, Londra; Kunsthalle Wien, Vienna; De Appel Foundation, Amsterdam; Biennale di Sidney; International Istanbul Biennial, Istanbul; Guggenheim Museum, New York; Institute of Contemporary Art, Boston; MuseuSerralves, Porto; Biennale di Venezia, 1993, 1999 (Leone d'Oro).
L'opera di Jorge Pardo è caratterizzata da un continuo crossover tra arte, architettura, arti applicate e design. Nei suoi lavori - lampade, disegni, sedie, tavoli, progetti di strutture abitative - continui sconfinamenti attraversano i vari universi dell'arte, dalla pittura alla scultura, sua materia di studio durante gli anni trascorsi all'Arts Center College of Design di Pasadena, dall'architettura al design, con un occhio di riguardo al passato più funzionale e modernista, dal Bauhaus alla morbida sinuosità di Alvar Aalto alla purezza delle creazioni modulari di Isamu Noguchi e del design anni '50 e '60. Ne nasce una concezione innovativa dell'opera d'arte, sentita come una creazione che ha senso e valore solo nel momento in cui modifica uno spazio e la percezione che di esso ha lo spettatore. Proprio in questo senso l'opera di Pardo è stata definita "public art", in quanto il suo significato risiede principalmente nell'interazione tra l'oggetto e lo spettatore. Da questa idea di base sono nati diversi progetti di grande portata che l'artista è stato chiamato a realizzare, come la casa di 1800 mq. costruita nella Mount Washington area di Los Angeles e attuale dimora dell'artista, un progetto voluto dal MOCA di Los Angeles. Nel corso della sua carriera artistica Jorge Pardo, che spesso è stato accostato ad artisti "storici" del calibro di Donald Judd e Vito Acconci e a contemporanei come Andrea Zittel e Tobias Rehberger (con il quale ha collaborato), è diventato una sorta di icona dell'interdisciplinarità dell'arte. Alla Galleria Giò Marconi l'artista esporrà a piano terra una serie di opere su carta e alcuni grandi "cut-outs", forme astratte in compensato realizzate a computer e poi ritagliate con il laser. Al primo piano ci sarà un'installazione site specific progettata dall'artista appositamente per gli spazi della Galleria e che si avvale di suggestivi giochi di luce e ombra: una struttura circolare in legno, una sorta di abitazione primigenia dal cui soffitto pendono alcune lampade, un tempio-gazebo che sembra ispirarsi alle antiche forme d'Oriente. La luce filtra attraverso le aperture del legno determinando astratte forme luminose che si diffondono sul soffitto, sul pavimento e sulle pareti circostanti.
Jorge Pardo è nato a Cuba nel 1963; durante l'infanzia si è trasferito negli Stati Uniti e ha studiato scultura al Arts Center College of Design di Pasadena, dove si è diplomato nel 1988. I suoi lavori sono stati esposti in importanti spazi internazionali tra cui: Pkm, Seoul (2002); Museum of Contemporary Arts, Los Angeles (2001); Dia Art Foundation, New York; Kusnthalle Basel, Basilea (2000); Moderna Museet, Stoccolma (1999); Museum Boijmans van Beuningen, Rotterdam (1997); Capc Musèe d'Art Contemporain, Bordeaux (1996); Kunstverein, Hamburg (1993). Vive e lavora a Los Angeles.
All'ultimo piano della Galleria sono esposte opere di Alighiero Boetti: si tratta principalmente di opere su carta realizzate a partire dal 1967 e di alcuni ricami degli anni '80. Artista fra i più innovativi, Boetti, scomparso prematuramente nel 1994, ha operato con diversi mezzi espressivi - disegno, pittura, installazione, ricamo, performance - attraverso i quali è intervenuto sulla sua identità e sul concetto stesso di opera d'arte. Le opere in mostra da Giò Marconi ripercorrono i periodi più significativi del lavoro di Boetti, dalla "Dama" realizzata a tarsia lignea nel 1968 a "Opera postale" del 1975, dalla grande opera di 11 pannelli "Storia naturale della moltiplicazione" (1975) alla produzione ispirata alla esperienza dell'artista in Afghanistan - a cui Boetti era particolarmente legato e dove ha soggiornato a lungo - fino a due grandi arazzi. Il lavoro di Boetti è stato di volta in volta associato al linguaggio dell'arte concettuale o a quello poverista, ma è difficile attribuirgli una definzione univoca. Scrittura, teorie matematiche, linguaggio, un intero sistema di pensiero viene rimesso in discussione e defraudato delle sue certezze da questo artista complesso e irriverrente. Alighiero Boetti (Torino, 1940 - Roma, 1994). Si iscrive al corso di laurea in economia ma abbandona ben presto l'Università per seguire le proprie inclinazioni artistiche. A partire dal 1967 ha esposto in importanti gallerie private a Roma, Torino, Milano, Monaco, New York, Tokyo, Parigi, Zurigo. Fra le esposizioni collettive più importanti cui ha preso parte ricordiamo: Galleria Civica d'Arte Moderna, Torino (1967); Stadtische Kunsthalle, Dusseldorf (1968); Stedelijk Museum, Amsterdam; Kunsthalle, Berna (1969); Palazzo delle Esposizioni, Roma (1970, 1981, 1995); Kunstverein, Monaco (1971); Biennale di Venezia (1972, 1978, 1980); MoMA, New York (1974); Rijksmuseum Kroller Muller, Otterlo (1980); Castello di Rivoli, Torino (1984) e innumerevoli altre.