KerstinBRÄTSCH
Die Sein: Para Psychics II
Gió Marconi, Milan
19.05.–22.07.2022
Die Sein: Para Psychics II
Gió Marconi, Milan
19.05.–22.07.2022
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Kerstin Brätsch, Die Sein: Para Psychics II, Installation view, Gió Marconi, 2022.
Photo: Andrea Rossetti
Photo: Andrea Rossetti
IT
Kerstin Brätsch
Die Sein: Para Psychics II
Inaugurazione: giovedì 19 maggio 2022; 18-21
20 maggio - 22 luglio 2022
lunedì - venerdì; 11-19
Gió Marconi, via Tadino 20, Milano
“Il suolo era viscere esterne prive di orizzonte, ovunque digestione e recupero; stormi di batteri facevano surf su onde di energia elettrica, sistemi di erosione chimica; autostrade sotterranee –melmosi abbracci infettivi – ribollivano alla ricerca di un contatto intimo in ogni direzione.”
Merlin Sheldrake, L’ordine nascosto
Kerstin Brätsch intraprende la realizzazione dei Para-Psychics (2020-2021) nel corso di lunghi periodi di autoisolamento durante i quali si dedica a un rituale giornaliero, una routine diaristica consistente nel visualizzare il proprio regno psichico. Il pluriennale interesse per la medianità collega direttamente questa serie di disegni ai suoi precedenti Psychics (2006-2008) nei quali, facendo ricorso a letture divinatorie, l’artista esplorava simultaneamente lo stesso medium pittorico, continuando a incanalarlo poi attraverso altre forme artistiche, tecniche artigianali e collaborazioni. Privi di quei legami chiromantici i Para-Psychics simbolizzano tuttavia un’altra forma di chiaroveggenza, che stavolta muove verso l’interiorità.
Un caleidoscopico insieme di forme lievemente sfumate che evocano il foliage, labirintici tentacoli tubolari e forme angolari rifrangenti, delineati con semplici tratti di matite colorate, mutano, si dispiegano e si fondono sulla superficie cartacea. La manifestazione dello spazio interiore e mentale è qui concepita come metafisica squisitamente barocca o decorativa piuttosto che, ad esempio, il sottoprodotto artistico dell’inconscio, dell’automatismo psichico. Mentre a questi disegni non sembra corrispondere alcuna riconoscibile geometria, struttura o possibile ritrattistica, la loro composizione può essere intesa come qualcosa di simile a “un’architettura delle radici”, come scrive Merlin Sheldrake nel suo studio sui funghi, L’ordine nascosto. A tal proposito, le composizioni di Kerstin Brätsch possono dirsi opportunamente rizomatiche poiché condividono attributi sotterranei.
“Gli esseri umani raramente riflettono su qual è il punto in cui finisce un individuo e ne comincia un altro. Diamo per scontato – almeno nelle moderne società industriali – che noi cominciamo e finiamo dove comincia e finisce il nostro corpo”, scrive Sheldrake. Anche i Para-Psychics rigettano questa narrativa lineare e progressiva. Eppure, nel transfert dalla biologia all’ecologia del sé, permangono inevitabili residui del passato. Le figure occasionalmente compaiono in vari stadi del divenire o si disintegrano nel loro ambiente. Parti dell’anatomia umana, ripetutamente aperte e sezionate, vengono raffigurate germoglianti e vegetative o consunte e spettrali. Alcune si manifestano come entità spettrali e incorporee ridotte a qualcosa di simile ad arterie e organi galleggianti. “[…] la grottesca immagine del corpo ricomposto appare, in superficie, un’estensione dell’astrazione organica”, scrive Mike Kelley, ricordandoci che le grottesche sono state ritrovate per la prima volta nei sotterranei dell’antica Roma, un tempo prediletta dagli artisti del Rinascimento.[1]
Scrivendo a proposito della riduzione come di una forma di distorsione del modernismo, Kelley prende ad esempio il romanzo di J.G Ballard del 1966, Foresta di cristallo, in cui un fenomeno ambientale provoca una fulminea cristallizzazione. Tale riduzione, “letale e definitivamente apocalittica”, conduce all’omogeneizzazione del tempo, come anche alla pulsione a spersonalizzarsi, condizione comune dei protagonisti di Ballard. Alcune immagini di Kerstin Brätsch presentano tinte che ricordano i cristalli, come se intaccate da un processo cataclismico analogo a quello che ha avuto luogo all’esterno durante la loro creazione. Eppure i Para-Psychics resistono all’inerzia poiché rappresentano un vuoto temporale piuttosto che un lineare processo verso la solidificazione. In tal senso, la relazione dell’artista con il mondo esterno si propaga, fondamentalmente come la logica di rete del micelio, il filamento fungino che “andrebbe pensato più come un processo che come una cosa in sé, la rappresentazione concreta della caratteristica principale dei funghi: la tendenza a esplorare e a proliferare”. Intraprendendo tale sentiero Kerstin Brätsch canalizza l’iperconnettività, ripensando a ciò che la circonda come a una superficie piatta sulla quale non esiste distinzione tra spazio interno ed esterno.
– Saim Demircan
[1] M. Kelley, J.C. Welchman (2003). Foul perfection: Essays and criticism. MIT.
Die Sein: Para Psychics II
Inaugurazione: giovedì 19 maggio 2022; 18-21
20 maggio - 22 luglio 2022
lunedì - venerdì; 11-19
Gió Marconi, via Tadino 20, Milano
“Il suolo era viscere esterne prive di orizzonte, ovunque digestione e recupero; stormi di batteri facevano surf su onde di energia elettrica, sistemi di erosione chimica; autostrade sotterranee –melmosi abbracci infettivi – ribollivano alla ricerca di un contatto intimo in ogni direzione.”
Merlin Sheldrake, L’ordine nascosto
Kerstin Brätsch intraprende la realizzazione dei Para-Psychics (2020-2021) nel corso di lunghi periodi di autoisolamento durante i quali si dedica a un rituale giornaliero, una routine diaristica consistente nel visualizzare il proprio regno psichico. Il pluriennale interesse per la medianità collega direttamente questa serie di disegni ai suoi precedenti Psychics (2006-2008) nei quali, facendo ricorso a letture divinatorie, l’artista esplorava simultaneamente lo stesso medium pittorico, continuando a incanalarlo poi attraverso altre forme artistiche, tecniche artigianali e collaborazioni. Privi di quei legami chiromantici i Para-Psychics simbolizzano tuttavia un’altra forma di chiaroveggenza, che stavolta muove verso l’interiorità.
Un caleidoscopico insieme di forme lievemente sfumate che evocano il foliage, labirintici tentacoli tubolari e forme angolari rifrangenti, delineati con semplici tratti di matite colorate, mutano, si dispiegano e si fondono sulla superficie cartacea. La manifestazione dello spazio interiore e mentale è qui concepita come metafisica squisitamente barocca o decorativa piuttosto che, ad esempio, il sottoprodotto artistico dell’inconscio, dell’automatismo psichico. Mentre a questi disegni non sembra corrispondere alcuna riconoscibile geometria, struttura o possibile ritrattistica, la loro composizione può essere intesa come qualcosa di simile a “un’architettura delle radici”, come scrive Merlin Sheldrake nel suo studio sui funghi, L’ordine nascosto. A tal proposito, le composizioni di Kerstin Brätsch possono dirsi opportunamente rizomatiche poiché condividono attributi sotterranei.
“Gli esseri umani raramente riflettono su qual è il punto in cui finisce un individuo e ne comincia un altro. Diamo per scontato – almeno nelle moderne società industriali – che noi cominciamo e finiamo dove comincia e finisce il nostro corpo”, scrive Sheldrake. Anche i Para-Psychics rigettano questa narrativa lineare e progressiva. Eppure, nel transfert dalla biologia all’ecologia del sé, permangono inevitabili residui del passato. Le figure occasionalmente compaiono in vari stadi del divenire o si disintegrano nel loro ambiente. Parti dell’anatomia umana, ripetutamente aperte e sezionate, vengono raffigurate germoglianti e vegetative o consunte e spettrali. Alcune si manifestano come entità spettrali e incorporee ridotte a qualcosa di simile ad arterie e organi galleggianti. “[…] la grottesca immagine del corpo ricomposto appare, in superficie, un’estensione dell’astrazione organica”, scrive Mike Kelley, ricordandoci che le grottesche sono state ritrovate per la prima volta nei sotterranei dell’antica Roma, un tempo prediletta dagli artisti del Rinascimento.[1]
Scrivendo a proposito della riduzione come di una forma di distorsione del modernismo, Kelley prende ad esempio il romanzo di J.G Ballard del 1966, Foresta di cristallo, in cui un fenomeno ambientale provoca una fulminea cristallizzazione. Tale riduzione, “letale e definitivamente apocalittica”, conduce all’omogeneizzazione del tempo, come anche alla pulsione a spersonalizzarsi, condizione comune dei protagonisti di Ballard. Alcune immagini di Kerstin Brätsch presentano tinte che ricordano i cristalli, come se intaccate da un processo cataclismico analogo a quello che ha avuto luogo all’esterno durante la loro creazione. Eppure i Para-Psychics resistono all’inerzia poiché rappresentano un vuoto temporale piuttosto che un lineare processo verso la solidificazione. In tal senso, la relazione dell’artista con il mondo esterno si propaga, fondamentalmente come la logica di rete del micelio, il filamento fungino che “andrebbe pensato più come un processo che come una cosa in sé, la rappresentazione concreta della caratteristica principale dei funghi: la tendenza a esplorare e a proliferare”. Intraprendendo tale sentiero Kerstin Brätsch canalizza l’iperconnettività, ripensando a ciò che la circonda come a una superficie piatta sulla quale non esiste distinzione tra spazio interno ed esterno.
– Saim Demircan
[1] M. Kelley, J.C. Welchman (2003). Foul perfection: Essays and criticism. MIT.
EN
Kerstin Brätsch
Die Sein: Para Psychics II
Opening: Thursday, May 19, 2022; 6pm - 9pm
May 20 – July 22, 2022
From Monday to Friday, 11am - 7pm
Gió Marconi, via Tadino 20, Milan
‘The soil was a horizonless external gut—digestion and salvage everywhere—flocks of bacteria surfing on waves of electrical charge—chemical weather systems—subterranean highways—slimy infective embrace—seething intimate contact on all sides.’
Merlin Sheldrake, Entangled Life
Kerstin Brätsch began making the Para-Psychics (2020–2021) during prolonged periods of self-isolation in which the artist committed to a daily ritual, or diaristic routine of visualizing one’s own psychic realm. A long-standing interest in the mediumistic directly links this series of drawings to her earlier Psychics (2006-2008). While visiting fortune tellers, Brätsch was simultaneously beginning to explore the medium of painting itself, which she since has continued to channel through other artforms, artisanal techniques and collaborations. Missing those social bonds, the Para-Psychics nevertheless symbolize another form of clairvoyance, this time a move towards interiority.
Rendered in simple colored pencil, a kaleidoscopic array of softly shaded foliage-like forms, labyrinthine tubular tendrils, and angular, refracted shapes mutate, unfold, and coalesce on the surface of paper. Here, the manifestation of inner, mental space is envisioned as a vividly baroque or ornamental metaphysics rather than, say, the artistic byproduct of the unconscious, the result of psychic automatism. While there appears to be no discernable geometry, structure, or possible portraiture to these drawings, their composition could be thought of as akin to an ‘architecture of roots’ as described by Merlin Sheldrake in his study of Fungi, Entangled Life. In this regard, Brätsch’s arrangements are suitably rhizomatic given they share attributes below ground.
‘For humans, identifying where one individual stops and another starts is not generally something we think about. It is usually taken for granted—within modern industrial societies, at least—that we start where our bodies begin and stop where our bodies end’, writes Sheldrake. The Para-Psychics reject this straightforward, progressive narrative as well. Yet, within the transference of the biological to an ecology of the self, there remains inevitable remnants of the past. Figures occasionally appear in various states of becoming or disintegrate into their surroundings. Depictions of human anatomy are repeatedly splayed apart, dissected, sprouting and vegetative, or drained and ghostly. Some manifest as spectral, bodiless bodies reduced to what look like floating arteries and organs. ‘[…] the grotesque image of the reordered body seems, on the surface, to be an extension of organic abstraction’, writes Mike Kelley, in a reminder that grottesca were first found in subterranean grottos in Ancient Rome, once favored by artists during the Renaissance.[1]
Writing about reduction as a form of distortion in modernism, Kelley uses the example of J.G Ballard’s 1966 novel The Crystal World in which an ecological phenomenon causes rapid crystallization. This reduction is ‘deadening and ultimately apocalyptic’, leading to homogenization of time as well as a common condition in Ballard’s protagonists: the compulsion to depersonalize. Some of Brätsch’s imagery are tinged with the crystalline, as if touched by a cataclysmic process analogous to that which was taking place outside during their making. Yet the Para-Psychics resist inertia because they represent a collapsing of time rather than the linear procession it takes towards solidification. In this sense, the artist’s relationship to the exterior world is fundamentally diffuse like the network logic of Mycelium, fungi’s filament ‘better thought of not as a thing but as a process: an exploratory, irregular tendency’. Taking a similar path, Brätsch channels hyper-connectivity, re-envisioning one’s surroundings as flat surface upon which there is no distinction between inner and outer space.
– Saim Demircan
[1] Kelley, M., & Welchman, J. C. (2003). Foul perfection: Essays and criticism. MIT.
Die Sein: Para Psychics II
Opening: Thursday, May 19, 2022; 6pm - 9pm
May 20 – July 22, 2022
From Monday to Friday, 11am - 7pm
Gió Marconi, via Tadino 20, Milan
‘The soil was a horizonless external gut—digestion and salvage everywhere—flocks of bacteria surfing on waves of electrical charge—chemical weather systems—subterranean highways—slimy infective embrace—seething intimate contact on all sides.’
Merlin Sheldrake, Entangled Life
Kerstin Brätsch began making the Para-Psychics (2020–2021) during prolonged periods of self-isolation in which the artist committed to a daily ritual, or diaristic routine of visualizing one’s own psychic realm. A long-standing interest in the mediumistic directly links this series of drawings to her earlier Psychics (2006-2008). While visiting fortune tellers, Brätsch was simultaneously beginning to explore the medium of painting itself, which she since has continued to channel through other artforms, artisanal techniques and collaborations. Missing those social bonds, the Para-Psychics nevertheless symbolize another form of clairvoyance, this time a move towards interiority.
Rendered in simple colored pencil, a kaleidoscopic array of softly shaded foliage-like forms, labyrinthine tubular tendrils, and angular, refracted shapes mutate, unfold, and coalesce on the surface of paper. Here, the manifestation of inner, mental space is envisioned as a vividly baroque or ornamental metaphysics rather than, say, the artistic byproduct of the unconscious, the result of psychic automatism. While there appears to be no discernable geometry, structure, or possible portraiture to these drawings, their composition could be thought of as akin to an ‘architecture of roots’ as described by Merlin Sheldrake in his study of Fungi, Entangled Life. In this regard, Brätsch’s arrangements are suitably rhizomatic given they share attributes below ground.
‘For humans, identifying where one individual stops and another starts is not generally something we think about. It is usually taken for granted—within modern industrial societies, at least—that we start where our bodies begin and stop where our bodies end’, writes Sheldrake. The Para-Psychics reject this straightforward, progressive narrative as well. Yet, within the transference of the biological to an ecology of the self, there remains inevitable remnants of the past. Figures occasionally appear in various states of becoming or disintegrate into their surroundings. Depictions of human anatomy are repeatedly splayed apart, dissected, sprouting and vegetative, or drained and ghostly. Some manifest as spectral, bodiless bodies reduced to what look like floating arteries and organs. ‘[…] the grotesque image of the reordered body seems, on the surface, to be an extension of organic abstraction’, writes Mike Kelley, in a reminder that grottesca were first found in subterranean grottos in Ancient Rome, once favored by artists during the Renaissance.[1]
Writing about reduction as a form of distortion in modernism, Kelley uses the example of J.G Ballard’s 1966 novel The Crystal World in which an ecological phenomenon causes rapid crystallization. This reduction is ‘deadening and ultimately apocalyptic’, leading to homogenization of time as well as a common condition in Ballard’s protagonists: the compulsion to depersonalize. Some of Brätsch’s imagery are tinged with the crystalline, as if touched by a cataclysmic process analogous to that which was taking place outside during their making. Yet the Para-Psychics resist inertia because they represent a collapsing of time rather than the linear procession it takes towards solidification. In this sense, the artist’s relationship to the exterior world is fundamentally diffuse like the network logic of Mycelium, fungi’s filament ‘better thought of not as a thing but as a process: an exploratory, irregular tendency’. Taking a similar path, Brätsch channels hyper-connectivity, re-envisioning one’s surroundings as flat surface upon which there is no distinction between inner and outer space.
– Saim Demircan
[1] Kelley, M., & Welchman, J. C. (2003). Foul perfection: Essays and criticism. MIT.