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Patrizio di Massimo
Amici, Nemici, Letti e Mariti
Inaugurazione: giovedì 30 gennaio 2025; 18-21
31 gennaio – 8 marzo, 2025
martedì-sabato; 11-18
Gió Marconi, Via Tadino 15, Milano
Per Patrizio di Massimo la pittura – urgenza e ossessione - costituisce lo strumento analitico per eccellenza grazie al quale esplorare tutti gli stati emotivi e psicologici dell’esistenza umana. Pittore autodidatta e profondo conoscitore dei grandi maestri del passato, di Massimo fonde nella sua pratica iconografia classica e cultura visuale contemporanea, riesaminando passato e presente attraverso la propria sensibilità e il proprio sistema affettivo. La sua pittura si concentra su soggetti dalle sembianze di persone a lui care e spesso provenienti dal mondo dell’arte – come artisti, collezionisti o curatori -; questi gli permettono di identificarsi di volta in volta in ruoli e personaggi diversi, indagando la storia dell'arte e i temi contemporanei relativi all'identità, all’auto-determinazione, alla mascolinità.
La mostra Amici, Nemici, Letti e Mariti (Friends, Foes, Beds and Beaus), prima personale negli spazi della galleria Gió Marconi, avviene in un momento specifico del percorso dell’artista ed è il risultato di un processo di lavoro durato un anno. Durante tale gestazione dilatata, di Massimo ha lavorato a più riprese alle opere nel suo studio londinese, uno spazio capace di influenzare la pratica stessa e in cui praticare l’ascolto dei propri pensieri attraverso una compatta solitudine costellata da intuizioni introspettive. Nel suo evolversi e trasformarsi, la sua pratica pittorica - metaforica, simbolista e apertamente lirica - ha mantenuto negli anni una coerenza di fondo che si esplicita qui ancora una volta attraverso una profonda consapevolezza emotiva, espressiva e concettuale che emerge dagli spazi esplorativi del ritratto e dell’autoritratto. L’urgenza dell’artista appare guidata dalle medesime istanze che ne hanno caratterizzato il percorso sin dagli esordi all’Accademia di Brera di Milano: l’ineluttabile necessità di interrogare se stesso e la propria identità, il mondo circostante e le relazioni che intessiamo. Costruendo una ricerca tanto artistica quanto spirituale, di Massimo ci offre un accesso alla propria vita mediata da un’essenza visionaria. In un processo che lo rende sempre più (ri)conoscibile all’osservatore e gli consente di sviluppare una messa a fuoco progressiva della propria immagine, l’artista si spoglia – per poi indossarle nuovamente a suo piacimento - delle convenzioni che guidano la vita di un corpo maschile all’interno della cornice del quadro.
Le articolate composizioni dell’artista non sono mai il frutto di una pittura dal vero. Di Massimo infatti organizza degli shooting fotografici nei quali coordina nel dettaglio gli amici coinvolti al fine di realizzare l’immagine desiderata. Spesso sono necessarie numerose prove prima che l’artista ottenga il risultato voluto, in un momento profondamente performativo che può durare ore. La pratica di Patrizio di Massimo possiede dunque a pieno titolo una capacità profondamente performativa, implicita sia nella metodologia di realizzazione delle opere attraverso gli articolati passaggi che le caratterizzano, sia a priori, nei sentimenti e nelle urgenze che definiscono e guidano il suo lavoro alla scoperta di possibili vite, situazioni e incarnazioni. Prima di dipingere, l’artista modifica la foto digitalmente cambiando elementi, mescolando talvolta più foto diverse e alterando spesso le dimensioni dei volti, escamotage usato anche nella ritrattistica dell’antichità. Negli anni di Massimo ha messo a punto una tecnica a olio sempre più solida, preparando le tele attraverso un procedimento sviluppato con gesso non assorbente e utilizzando colori diversi, più caldi o più freddi in base all’overpainting applicato.
Amici, Nemici, Letti e Mariti (Friends, Foes, Beds and Beaus) condensa tutti i temi più urgenti della pratica di Patrizio di Massimo – l’identità, la domesticità quotidiana, la mascolinità, l’introspezione umana in generale – e si sviluppa secondo cinque capitoli articolati attraverso stanze diverse, un’impostazione espositiva sperimentata in precedenza in occasione della mostra “Antologia”, presso la Pinacoteca di Jesi nel 2023 e applicata anche all’ambito editoriale nel suo ultimo libro “Patrizio di Massimo. Antologia / Anthology (2013–2023)” pubblicato da Quodlibet.
La Stanza dei Litigi - cuore pulsante della mostra anche grazie ai numerosi riferimenti alla città di Milano - riprende uno dei temi ricorrenti più cari all’artista, quello della lite e dello scontro, che ha trovato ampio spazio nella sua ricerca espressiva fino al 2020. Tutte realizzate nel 2024 e caratterizzate da grandi dimensioni, le opere Concetto Spaziale (Alice e Elena); Natura Morta con Chitarra e Maschera (Michele e Monia); Aula Uno (Beatrice e Loredana) e Lacrime (Gaia) sono contraddistinte da una distorsione quasi grottesca delle emozioni. Tutto qui è pathos pulsante: l’artista si tuffa nella pittura e ci trascina da una tela all’altra mentre attraversa le emozioni della rabbia e della tristezza. I soggetti, che qui assurgono quasi ad attori, si stagliano su sfondi dettagliati che raccontano monumenti e architetture iconiche di Milano, luoghi importanti anche per la storia personale dell’artista: l’Aula 1 dell’Accademia di Brera; il salone della Triennale di Milano e Villa Necchi Campiglio, tappa di un progetto centrale per lo sviluppo della sua pratica realizzato nel 2011. Nello specifico, la sala si ricollega al periodo di formazione all’Accademia di Brera (2003-2007) e rappresenta, come spesso accade nella pratica dell’artista, alcuni amici stretti dell’epoca che oggi fanno parte del mondo dell’arte (tra questi gli artisti Michele Gabriele e Monia Ben Hamouda, Beatrice Marchi e Gaia Fugazza). I tableaux vivants di questa serie affrontano per di Massimo un tema spirituale forte, fondamentale per la gestazione delle emozioni negative, che per di Massimo vanno vissute non in maniera apologetica, ma in forma di accettazione.
Altro elemento centrale nella ricerca dell’artista è quello della mascolinità, che di Massimo esplora sia in se stesso, attraverso gli autoritratti, sia nei suoi soggetti. I cinque ritratti della Stanza degli Uomini si concentrano su tale tematica e si inspirano a pose tradizionali che contrastano con la contemporaneità dei personaggi raffigurati. Se in The Orange Curtain (Gray and Asa) e The Yellow Curtain (Andrea, Simone and Terra) l’artista esplora la relazione romantica di due coppie di uomini - l’artista Gray Wielebinski con lo scrittore Asa Sereni e il duo di designer Formafantasma (Andrea Trimarchi e Simone Farresin con il loro cagnolino Terra), nel dipinto Il Dottore è malato l’artista ritrae se stesso con il proprio padre; i due sono stretti in un abbraccio commovente, un gesto d’amore tra padre e figlio prezioso nella società patriarcale del presente. Il dipinto La Bellezza, salverà il mondo (Roberto Bolle) è dedicato al celebre ballerino italiano, anch’egli ritratto secondo una posa classica mentre indossa gli abiti di scena e fissa con determinazione oltre la tela da un palco del Teatro alla Scala di Milano. Questo ritratto solitario crea uno spazio di tensione generativa nel dialogo con l’opera Nike (Federico, Clementina, Dorotea and Costanza), che da un lato introduce il tema della famiglia attraverso la rappresentazione dell’amico con le tre figlie e dall’altro costituisce il contrappeso iconografico e tematico dell’indagine su identità e mascolinità che l’artista affronta da tempo.
La vita personale e la dimensione domestica sono tematiche molto presenti nella pratica di Patrizio di Massimo, che dedica la Stanza della Famiglia all’esplorazione di temi quali paternità, genitorialità e cura, rappresentando se stesso in compagnia della moglie Nicoletta Lambertucci e della figlia Diana. La serie 28B Erlanger Road include diverse opere nelle quali la composizione si focalizza ora sulla presenza dei genitori con la figlia – insieme o alternati - ora sulla relazione tra l’artista e la moglie. La serie di dormienti, ritratti sempre a letto nei momenti di più intima vicinanza, rappresenta per l’artista una modalità esclusiva e analitica di elaborare la nuova vita paterna e gli assestamenti che questa comporta. È in questi dipinti che si fa lentamente largo il panneggio, i cui dettagli pittorici evidenziano ulteriormente le sfumature emotive presenti nelle tele e ne calibrano l’intensità. Poco alla volta letti e coperte, lenzuola e cuscini diventano coprotagonisti, occupando il primo piano della tela e spingendo i corpi a spostarsi, fino a costringere fuori dal perimetro del quadro la figura umana e diventare gli indiscussi soggetti del dipinto stesso.
È quanto succede nella Stanza dei Letti Vuoti. Questa serie, che raccoglie sei dipinti monocromi, rappresenta per di Massimo una prova di eliminazione della figura umana e costituisce una nuova tipologia pittorica basata sull’astrazione che lo porta a lavorare esclusivamente sul panneggio. Nata da alcuni lavori precedenti dedicati a tre amici dell’artista venuti a mancare nel 2023, la ricerca si è evoluta nel tempo rappresentando una sfida volta a esplorare elementi più astratti. Patrizio di Massimo sviluppa qui un percorso ispirato ai sette chakra in un processo di decodificazione dei colori dello spettro cromatico. I letti, nei quali cuscini, coperte e lenzuola sono rappresentati in posizioni sempre diverse, possiedono un elemento epifanico che impregna la stanza di un’atmosfera meditativa, mentre la presenza di un terzo piccolo cuscino li rende nuovamente ritratti di famiglia. La punteggiatura della stanza è alterata esclusivamente da un piccolo autoritratto dell’artista rappresentato con una coccinella magenta sulla fronte (Amuleto (Coccinella Magenta)). Quest’opera, insieme ad altri due autoritratti di dimensioni notevolmente ridotte rispetto alle altre opere in mostra, accompagna il pubblico a partire dal suo ingresso in galleria. Anche le altre due tele dedicate al tema dell’autoritratto sono caratterizzate dalla presenza delle coccinelle (una gialla e una rossa), rappresentate sull’orecchio e sulla guancia dell’artista. Le tre opere svolgono qui la funzione di amuleti, rafforzati a loro volta dalla valenza simbolica della coccinella, comunemente considerata un segno di buon auspicio.
Amici, Nemici, Letti e Mariti (Friends, Foes, Beds and Beaus) racconta un percorso di maturazione e sperimentazione artistico e personale, restituendo il processo analitico e quotidiano compiuto dall’artista nel guardare se stesso e il mondo attraverso la propria pratica pittorica. Per Patrizio di Massimo l’arte dunque è strumento di accettazione, di comprensione, non medicina ma pratica medicativa per rimanere presenti a se stessi nello scorrere della vita. Ogni quadro offre sistemi di letture per indagare le emozioni, insiemi di processi possibili solo quando si è vivi; queste sono dunque le prime preziose testimonianze dell’esistenza.
Chiara Nuzzi
Amici, Nemici, Letti e Mariti
Inaugurazione: giovedì 30 gennaio 2025; 18-21
31 gennaio – 8 marzo, 2025
martedì-sabato; 11-18
Gió Marconi, Via Tadino 15, Milano
Per Patrizio di Massimo la pittura – urgenza e ossessione - costituisce lo strumento analitico per eccellenza grazie al quale esplorare tutti gli stati emotivi e psicologici dell’esistenza umana. Pittore autodidatta e profondo conoscitore dei grandi maestri del passato, di Massimo fonde nella sua pratica iconografia classica e cultura visuale contemporanea, riesaminando passato e presente attraverso la propria sensibilità e il proprio sistema affettivo. La sua pittura si concentra su soggetti dalle sembianze di persone a lui care e spesso provenienti dal mondo dell’arte – come artisti, collezionisti o curatori -; questi gli permettono di identificarsi di volta in volta in ruoli e personaggi diversi, indagando la storia dell'arte e i temi contemporanei relativi all'identità, all’auto-determinazione, alla mascolinità.
La mostra Amici, Nemici, Letti e Mariti (Friends, Foes, Beds and Beaus), prima personale negli spazi della galleria Gió Marconi, avviene in un momento specifico del percorso dell’artista ed è il risultato di un processo di lavoro durato un anno. Durante tale gestazione dilatata, di Massimo ha lavorato a più riprese alle opere nel suo studio londinese, uno spazio capace di influenzare la pratica stessa e in cui praticare l’ascolto dei propri pensieri attraverso una compatta solitudine costellata da intuizioni introspettive. Nel suo evolversi e trasformarsi, la sua pratica pittorica - metaforica, simbolista e apertamente lirica - ha mantenuto negli anni una coerenza di fondo che si esplicita qui ancora una volta attraverso una profonda consapevolezza emotiva, espressiva e concettuale che emerge dagli spazi esplorativi del ritratto e dell’autoritratto. L’urgenza dell’artista appare guidata dalle medesime istanze che ne hanno caratterizzato il percorso sin dagli esordi all’Accademia di Brera di Milano: l’ineluttabile necessità di interrogare se stesso e la propria identità, il mondo circostante e le relazioni che intessiamo. Costruendo una ricerca tanto artistica quanto spirituale, di Massimo ci offre un accesso alla propria vita mediata da un’essenza visionaria. In un processo che lo rende sempre più (ri)conoscibile all’osservatore e gli consente di sviluppare una messa a fuoco progressiva della propria immagine, l’artista si spoglia – per poi indossarle nuovamente a suo piacimento - delle convenzioni che guidano la vita di un corpo maschile all’interno della cornice del quadro.
Le articolate composizioni dell’artista non sono mai il frutto di una pittura dal vero. Di Massimo infatti organizza degli shooting fotografici nei quali coordina nel dettaglio gli amici coinvolti al fine di realizzare l’immagine desiderata. Spesso sono necessarie numerose prove prima che l’artista ottenga il risultato voluto, in un momento profondamente performativo che può durare ore. La pratica di Patrizio di Massimo possiede dunque a pieno titolo una capacità profondamente performativa, implicita sia nella metodologia di realizzazione delle opere attraverso gli articolati passaggi che le caratterizzano, sia a priori, nei sentimenti e nelle urgenze che definiscono e guidano il suo lavoro alla scoperta di possibili vite, situazioni e incarnazioni. Prima di dipingere, l’artista modifica la foto digitalmente cambiando elementi, mescolando talvolta più foto diverse e alterando spesso le dimensioni dei volti, escamotage usato anche nella ritrattistica dell’antichità. Negli anni di Massimo ha messo a punto una tecnica a olio sempre più solida, preparando le tele attraverso un procedimento sviluppato con gesso non assorbente e utilizzando colori diversi, più caldi o più freddi in base all’overpainting applicato.
Amici, Nemici, Letti e Mariti (Friends, Foes, Beds and Beaus) condensa tutti i temi più urgenti della pratica di Patrizio di Massimo – l’identità, la domesticità quotidiana, la mascolinità, l’introspezione umana in generale – e si sviluppa secondo cinque capitoli articolati attraverso stanze diverse, un’impostazione espositiva sperimentata in precedenza in occasione della mostra “Antologia”, presso la Pinacoteca di Jesi nel 2023 e applicata anche all’ambito editoriale nel suo ultimo libro “Patrizio di Massimo. Antologia / Anthology (2013–2023)” pubblicato da Quodlibet.
La Stanza dei Litigi - cuore pulsante della mostra anche grazie ai numerosi riferimenti alla città di Milano - riprende uno dei temi ricorrenti più cari all’artista, quello della lite e dello scontro, che ha trovato ampio spazio nella sua ricerca espressiva fino al 2020. Tutte realizzate nel 2024 e caratterizzate da grandi dimensioni, le opere Concetto Spaziale (Alice e Elena); Natura Morta con Chitarra e Maschera (Michele e Monia); Aula Uno (Beatrice e Loredana) e Lacrime (Gaia) sono contraddistinte da una distorsione quasi grottesca delle emozioni. Tutto qui è pathos pulsante: l’artista si tuffa nella pittura e ci trascina da una tela all’altra mentre attraversa le emozioni della rabbia e della tristezza. I soggetti, che qui assurgono quasi ad attori, si stagliano su sfondi dettagliati che raccontano monumenti e architetture iconiche di Milano, luoghi importanti anche per la storia personale dell’artista: l’Aula 1 dell’Accademia di Brera; il salone della Triennale di Milano e Villa Necchi Campiglio, tappa di un progetto centrale per lo sviluppo della sua pratica realizzato nel 2011. Nello specifico, la sala si ricollega al periodo di formazione all’Accademia di Brera (2003-2007) e rappresenta, come spesso accade nella pratica dell’artista, alcuni amici stretti dell’epoca che oggi fanno parte del mondo dell’arte (tra questi gli artisti Michele Gabriele e Monia Ben Hamouda, Beatrice Marchi e Gaia Fugazza). I tableaux vivants di questa serie affrontano per di Massimo un tema spirituale forte, fondamentale per la gestazione delle emozioni negative, che per di Massimo vanno vissute non in maniera apologetica, ma in forma di accettazione.
Altro elemento centrale nella ricerca dell’artista è quello della mascolinità, che di Massimo esplora sia in se stesso, attraverso gli autoritratti, sia nei suoi soggetti. I cinque ritratti della Stanza degli Uomini si concentrano su tale tematica e si inspirano a pose tradizionali che contrastano con la contemporaneità dei personaggi raffigurati. Se in The Orange Curtain (Gray and Asa) e The Yellow Curtain (Andrea, Simone and Terra) l’artista esplora la relazione romantica di due coppie di uomini - l’artista Gray Wielebinski con lo scrittore Asa Sereni e il duo di designer Formafantasma (Andrea Trimarchi e Simone Farresin con il loro cagnolino Terra), nel dipinto Il Dottore è malato l’artista ritrae se stesso con il proprio padre; i due sono stretti in un abbraccio commovente, un gesto d’amore tra padre e figlio prezioso nella società patriarcale del presente. Il dipinto La Bellezza, salverà il mondo (Roberto Bolle) è dedicato al celebre ballerino italiano, anch’egli ritratto secondo una posa classica mentre indossa gli abiti di scena e fissa con determinazione oltre la tela da un palco del Teatro alla Scala di Milano. Questo ritratto solitario crea uno spazio di tensione generativa nel dialogo con l’opera Nike (Federico, Clementina, Dorotea and Costanza), che da un lato introduce il tema della famiglia attraverso la rappresentazione dell’amico con le tre figlie e dall’altro costituisce il contrappeso iconografico e tematico dell’indagine su identità e mascolinità che l’artista affronta da tempo.
La vita personale e la dimensione domestica sono tematiche molto presenti nella pratica di Patrizio di Massimo, che dedica la Stanza della Famiglia all’esplorazione di temi quali paternità, genitorialità e cura, rappresentando se stesso in compagnia della moglie Nicoletta Lambertucci e della figlia Diana. La serie 28B Erlanger Road include diverse opere nelle quali la composizione si focalizza ora sulla presenza dei genitori con la figlia – insieme o alternati - ora sulla relazione tra l’artista e la moglie. La serie di dormienti, ritratti sempre a letto nei momenti di più intima vicinanza, rappresenta per l’artista una modalità esclusiva e analitica di elaborare la nuova vita paterna e gli assestamenti che questa comporta. È in questi dipinti che si fa lentamente largo il panneggio, i cui dettagli pittorici evidenziano ulteriormente le sfumature emotive presenti nelle tele e ne calibrano l’intensità. Poco alla volta letti e coperte, lenzuola e cuscini diventano coprotagonisti, occupando il primo piano della tela e spingendo i corpi a spostarsi, fino a costringere fuori dal perimetro del quadro la figura umana e diventare gli indiscussi soggetti del dipinto stesso.
È quanto succede nella Stanza dei Letti Vuoti. Questa serie, che raccoglie sei dipinti monocromi, rappresenta per di Massimo una prova di eliminazione della figura umana e costituisce una nuova tipologia pittorica basata sull’astrazione che lo porta a lavorare esclusivamente sul panneggio. Nata da alcuni lavori precedenti dedicati a tre amici dell’artista venuti a mancare nel 2023, la ricerca si è evoluta nel tempo rappresentando una sfida volta a esplorare elementi più astratti. Patrizio di Massimo sviluppa qui un percorso ispirato ai sette chakra in un processo di decodificazione dei colori dello spettro cromatico. I letti, nei quali cuscini, coperte e lenzuola sono rappresentati in posizioni sempre diverse, possiedono un elemento epifanico che impregna la stanza di un’atmosfera meditativa, mentre la presenza di un terzo piccolo cuscino li rende nuovamente ritratti di famiglia. La punteggiatura della stanza è alterata esclusivamente da un piccolo autoritratto dell’artista rappresentato con una coccinella magenta sulla fronte (Amuleto (Coccinella Magenta)). Quest’opera, insieme ad altri due autoritratti di dimensioni notevolmente ridotte rispetto alle altre opere in mostra, accompagna il pubblico a partire dal suo ingresso in galleria. Anche le altre due tele dedicate al tema dell’autoritratto sono caratterizzate dalla presenza delle coccinelle (una gialla e una rossa), rappresentate sull’orecchio e sulla guancia dell’artista. Le tre opere svolgono qui la funzione di amuleti, rafforzati a loro volta dalla valenza simbolica della coccinella, comunemente considerata un segno di buon auspicio.
Amici, Nemici, Letti e Mariti (Friends, Foes, Beds and Beaus) racconta un percorso di maturazione e sperimentazione artistico e personale, restituendo il processo analitico e quotidiano compiuto dall’artista nel guardare se stesso e il mondo attraverso la propria pratica pittorica. Per Patrizio di Massimo l’arte dunque è strumento di accettazione, di comprensione, non medicina ma pratica medicativa per rimanere presenti a se stessi nello scorrere della vita. Ogni quadro offre sistemi di letture per indagare le emozioni, insiemi di processi possibili solo quando si è vivi; queste sono dunque le prime preziose testimonianze dell’esistenza.
Chiara Nuzzi
EN
Patrizio di Massimo
Friends, Foes, Beds and Beaus
Opening: Thursday, January 30, 2025; 6pm-9pm
January 31 – March 8, 2025
From Tuesday to Saturday, 11am-6pm
Gió Marconi, Via Tadino 15, Milan
For Patrizio di Massimo, painting – both an urge and an obsession – serves as the ultimate analytical tool for exploring the emotional and psychological states of human life. As a self-taught painter and deep connoisseur of the great masters, di Massimo blends classical iconography with contemporary visual culture, re-examining both past and present through his own emotional and personal lens. The subjects of his paintings often resemble people who are dear to him and belong to the art world – such as artists, collectors or curators –; these allow him to identify himself from time to time in different roles and characters, investigating art history and contemporary issues relating to identity, self-determination and masculinity.
The exhibition Friends, Foes, Beds and Beaus, di Massimo’s first solo show at the Giò Marconi gallery, takes place at a specific moment in the artist’s career and is the result of a year-long working process. During this extended creative journey, on several occasions he put his hand to the artworks in his London studio, a space capable of influencing the practice itself and in which he allowed himself to listen to his own thoughts in a state of deep solitude studded with introspective insights. In its evolution and transformation, his painting practice – metaphorical, symbolist and openly lyrical – has maintained an underlying coherence over the years that is expressed here once again through a profound emotional, expressive and conceptual awareness that emerges from the exploration of the portrait and self-portrait. The artist’s urge appears to be guided by the same instances that have characterised his path since his beginnings at the Brera Academy in Milan: the ineluctable necessity to question himself and his own identity, the world around him and the relationships we weave. By structuring a quest that is as much artistic as spiritual, di Massimo offers us access to his own life mediated by a visionary essence. In a process that makes him ever more (re)knowable to the observer letting him develop a progressive focus on his own image, The artist sheds – and then reclaims at will – the conventions that define male identity within the framework of painting.
Di Massimo meticulously arranges photo shoots, orchestrating every detail with his friends to achieve the desired image. Several tests are often required before the artist obtains the desired result, in a deeply performative action that can last even hours. Patrizio di Massimo’s practice thus is fully endowed with a deeply performative capacity, implicit both in the creative method of the works, through the articulated steps that characterise them, and beforehand, in the feelings and urges that define and guide his work in the discovery of possible lives, situations and embodiments. Before painting, the artist digitally edits the photo by changing elements, sometimes mixing several different pictures and often altering the size of the faces, a ploy also used in ancient portraiture. Over the years di Massimo developed an increasingly consolidated oil technique, preparing the canvases by means of a process conceived with non-absorbent chalk and different colours, warmer or cooler according to the overpainting applied.
Friends, Enemies, Beds and Beaus condenses all the most pressing issues of Patrizio di Massimo’s practice – identity, everyday family life, masculinity, human self-reflection in general – and is divided into five chapters that develop in different rooms, an exhibition approach already tested on the occasion of the ‘Anthology’ exhibition at the Pinacoteca di Jesi in 2023 and also applied to the editorial field in his latest book Patrizio di Massimo. Anthology / Anthology (2013-2023), published by Quodlibet.
The Room of Quarrels – the emotional core of the exhibition also thanks to the numerous references to the city of Milan – takes up one of the recurring themes dearest to the artist, that of quarrels and fights, which found ample space in his expressive research until 2020. All produced in 2024 and tipically large in size, the works Spatial Concept (Alice and Elena); Still Life with Guitar and Mask (Michele and Monia); Room 1 (Beatrice and Loredana) and Tears (Gaia) are characterised by an almost grotesque distortion of emotions. Everything here is pulsating pathos: the artist plunges into painting and drags us from one canvas to the next as he goes through the emotions of anger and sadness. The subjects, who here almost take on the role of actors, stand out against detailed backgrounds depicting iconic monuments and architecture of Milan, places that are also important for the artist’s personal history: Room 1 of the Brera Academy where Alberto Garutti’s lectures were held. A decisive figure for the generation of Italian artists trained from the 1990s to 2013, Garutti passed away in 2023; the hall of the Milan Triennale and Villa Necchi Campiglio, a step of a project crucial to the development carried out by di Massimo in 2011. In particular, the room relates to the period of his training at the Brera Academy of Fine Arts (2003-2007) and represents, as is often the case in the artist’s practice, some close friends of the time who are now part of the art world (including artists like Michele Gabriele and Monia Ben Hamouda, Beatrice Marchi and Gaia Fugazza). The tableaux vivants series delves into a profound spiritual theme, central to di Massimo’s belief that negative emotions must be processed with the same care and intensity as positive ones – not in a form of apology, but in one of acceptance.
Contemporary masculinity is another key theme in di Massimo's work, explored both in his self-portraits and in his depictions of others. The five portraits in the Men’s Room focus on this theme and are inspired by traditional poses that contrast with the contemporary nature of the characters depicted. If in The Orange Curtain (Gray and Asa) and The Yellow Curtain (Andrea, Simone and Terra) the artist explores the romantic relationship of two male couples – artist Gray Wielebinski with writer Asa Sereni and the designer duo Formafantasma (Andrea Trimarchi and Simone Farresin with their doggy Terra) –, in the painting The Doctor Is Ill, the artist portrays himself with his own father; the two clasp each other in a moving embrace, a loving gesture between father and son that is precious in today’s patriarchal society. The painting Beauty will Save the World (Roberto Bolle) is dedicated to the famous Italian ballet dancer, also portrayed in a classical pose while wearing stage clothes and staring resolutely across the canvas from a stage at La Scala in Milan. This solitary portrait creates a space of generative tension in the dialogue with the work Nike (Federico, Clementina, Dorotea and Costanza). The latter introduces the theme of family through the portrayal of a friend and his three daughters – the only female figures in a room otherwise populated by men – while also serving as a thematic counterpoint to di Massimo's ongoing exploration of identity and masculinity.
Themes of personal life and domesticity are central to Patrizio di Massimo’s practice who dedicates the Family Room to the exploration of subjects such as fatherhood, parenting and care, representing himself in the company of his wife Nicoletta Lambertucci and daughter Diana. The series 28B Erlanger Road includes several works in which the composition sometimes focuses on the presence of the parents with their daughter – together or alternating – and at other times on the relationship between the artist and his wife. The series of sleepers, always portrayed in bed in moments of most intimate closeness, represents an exclusive and analytical way for the artist to process his new life as a father and the adjustments that this entails. It is in these paintings that the drapery slowly emerges in the details, enhancing the emotional nuances in the canvases and calibrating their intensity. Little by little, beds and blankets, sheets and pillows become co-protagonists, occupying the foreground of the canvas and pushing the bodies to move, until they force the human figure out of the picture and become the undisputed subjects of the painting itself.
This is what happens in the Room of Empty Beds. This series, comprising six monochrome paintings, tests the removal of the human figure, marking a new approach to abstraction that leads him to work exclusively on drapery. Originating from some previous works dedicated to three friends of the artist who passed away in 2023, the research has evolved over time, evolved into a deeper exploration of abstraction. Patrizio di Massimo develops here a path inspired by the seven chakras in a process of decoding of the chromatic spectrum colours. The beds, in which pillows, blankets and sheets are represented in ever-changing positions, have an epiphanic quality, imbuing the room with a meditative atmosphere, while the presence of a third small pillow once again makes them portraits of family. The rhythmic pattern of the room is altered exclusively by a small self-portrait of the artist depicted with a magenta ladybird on his forehead (Amulet - Magenta Ladybird). This work, together with two other self-portraits of considerably smaller dimensions than the other works in the exhibition, accompanies the public from the very moment they enter the gallery. The other two canvases dedicated to the self-portrait theme are also characterised by the presence of ladybirds (one yellow and one red), depicted on the artist’s ear and cheek. Realised after a particularly complicated year for the artist marked by moments of joy and hardship, the three works here perform the function of amulets, reinforced in turn by the symbolic value of the ladybird, commonly considered a sign of good omen.
Friends, Foes, Beds and Beaus traces a journey of artistic and personal growth, highlighting the artist’s daily process of examining himself and the world through his painting practice. For Patrizio di Massimo, art is therefore an instrument of acceptance, of understanding, not a remedy, but a practice for staying present in life. Each painting offers interpretative systems to investigate emotions and experiences only accessible through living; all this is therefore the first precious evidence of existence.
Chiara Nuzzi
Friends, Foes, Beds and Beaus
Opening: Thursday, January 30, 2025; 6pm-9pm
January 31 – March 8, 2025
From Tuesday to Saturday, 11am-6pm
Gió Marconi, Via Tadino 15, Milan
For Patrizio di Massimo, painting – both an urge and an obsession – serves as the ultimate analytical tool for exploring the emotional and psychological states of human life. As a self-taught painter and deep connoisseur of the great masters, di Massimo blends classical iconography with contemporary visual culture, re-examining both past and present through his own emotional and personal lens. The subjects of his paintings often resemble people who are dear to him and belong to the art world – such as artists, collectors or curators –; these allow him to identify himself from time to time in different roles and characters, investigating art history and contemporary issues relating to identity, self-determination and masculinity.
The exhibition Friends, Foes, Beds and Beaus, di Massimo’s first solo show at the Giò Marconi gallery, takes place at a specific moment in the artist’s career and is the result of a year-long working process. During this extended creative journey, on several occasions he put his hand to the artworks in his London studio, a space capable of influencing the practice itself and in which he allowed himself to listen to his own thoughts in a state of deep solitude studded with introspective insights. In its evolution and transformation, his painting practice – metaphorical, symbolist and openly lyrical – has maintained an underlying coherence over the years that is expressed here once again through a profound emotional, expressive and conceptual awareness that emerges from the exploration of the portrait and self-portrait. The artist’s urge appears to be guided by the same instances that have characterised his path since his beginnings at the Brera Academy in Milan: the ineluctable necessity to question himself and his own identity, the world around him and the relationships we weave. By structuring a quest that is as much artistic as spiritual, di Massimo offers us access to his own life mediated by a visionary essence. In a process that makes him ever more (re)knowable to the observer letting him develop a progressive focus on his own image, The artist sheds – and then reclaims at will – the conventions that define male identity within the framework of painting.
Di Massimo meticulously arranges photo shoots, orchestrating every detail with his friends to achieve the desired image. Several tests are often required before the artist obtains the desired result, in a deeply performative action that can last even hours. Patrizio di Massimo’s practice thus is fully endowed with a deeply performative capacity, implicit both in the creative method of the works, through the articulated steps that characterise them, and beforehand, in the feelings and urges that define and guide his work in the discovery of possible lives, situations and embodiments. Before painting, the artist digitally edits the photo by changing elements, sometimes mixing several different pictures and often altering the size of the faces, a ploy also used in ancient portraiture. Over the years di Massimo developed an increasingly consolidated oil technique, preparing the canvases by means of a process conceived with non-absorbent chalk and different colours, warmer or cooler according to the overpainting applied.
Friends, Enemies, Beds and Beaus condenses all the most pressing issues of Patrizio di Massimo’s practice – identity, everyday family life, masculinity, human self-reflection in general – and is divided into five chapters that develop in different rooms, an exhibition approach already tested on the occasion of the ‘Anthology’ exhibition at the Pinacoteca di Jesi in 2023 and also applied to the editorial field in his latest book Patrizio di Massimo. Anthology / Anthology (2013-2023), published by Quodlibet.
The Room of Quarrels – the emotional core of the exhibition also thanks to the numerous references to the city of Milan – takes up one of the recurring themes dearest to the artist, that of quarrels and fights, which found ample space in his expressive research until 2020. All produced in 2024 and tipically large in size, the works Spatial Concept (Alice and Elena); Still Life with Guitar and Mask (Michele and Monia); Room 1 (Beatrice and Loredana) and Tears (Gaia) are characterised by an almost grotesque distortion of emotions. Everything here is pulsating pathos: the artist plunges into painting and drags us from one canvas to the next as he goes through the emotions of anger and sadness. The subjects, who here almost take on the role of actors, stand out against detailed backgrounds depicting iconic monuments and architecture of Milan, places that are also important for the artist’s personal history: Room 1 of the Brera Academy where Alberto Garutti’s lectures were held. A decisive figure for the generation of Italian artists trained from the 1990s to 2013, Garutti passed away in 2023; the hall of the Milan Triennale and Villa Necchi Campiglio, a step of a project crucial to the development carried out by di Massimo in 2011. In particular, the room relates to the period of his training at the Brera Academy of Fine Arts (2003-2007) and represents, as is often the case in the artist’s practice, some close friends of the time who are now part of the art world (including artists like Michele Gabriele and Monia Ben Hamouda, Beatrice Marchi and Gaia Fugazza). The tableaux vivants series delves into a profound spiritual theme, central to di Massimo’s belief that negative emotions must be processed with the same care and intensity as positive ones – not in a form of apology, but in one of acceptance.
Contemporary masculinity is another key theme in di Massimo's work, explored both in his self-portraits and in his depictions of others. The five portraits in the Men’s Room focus on this theme and are inspired by traditional poses that contrast with the contemporary nature of the characters depicted. If in The Orange Curtain (Gray and Asa) and The Yellow Curtain (Andrea, Simone and Terra) the artist explores the romantic relationship of two male couples – artist Gray Wielebinski with writer Asa Sereni and the designer duo Formafantasma (Andrea Trimarchi and Simone Farresin with their doggy Terra) –, in the painting The Doctor Is Ill, the artist portrays himself with his own father; the two clasp each other in a moving embrace, a loving gesture between father and son that is precious in today’s patriarchal society. The painting Beauty will Save the World (Roberto Bolle) is dedicated to the famous Italian ballet dancer, also portrayed in a classical pose while wearing stage clothes and staring resolutely across the canvas from a stage at La Scala in Milan. This solitary portrait creates a space of generative tension in the dialogue with the work Nike (Federico, Clementina, Dorotea and Costanza). The latter introduces the theme of family through the portrayal of a friend and his three daughters – the only female figures in a room otherwise populated by men – while also serving as a thematic counterpoint to di Massimo's ongoing exploration of identity and masculinity.
Themes of personal life and domesticity are central to Patrizio di Massimo’s practice who dedicates the Family Room to the exploration of subjects such as fatherhood, parenting and care, representing himself in the company of his wife Nicoletta Lambertucci and daughter Diana. The series 28B Erlanger Road includes several works in which the composition sometimes focuses on the presence of the parents with their daughter – together or alternating – and at other times on the relationship between the artist and his wife. The series of sleepers, always portrayed in bed in moments of most intimate closeness, represents an exclusive and analytical way for the artist to process his new life as a father and the adjustments that this entails. It is in these paintings that the drapery slowly emerges in the details, enhancing the emotional nuances in the canvases and calibrating their intensity. Little by little, beds and blankets, sheets and pillows become co-protagonists, occupying the foreground of the canvas and pushing the bodies to move, until they force the human figure out of the picture and become the undisputed subjects of the painting itself.
This is what happens in the Room of Empty Beds. This series, comprising six monochrome paintings, tests the removal of the human figure, marking a new approach to abstraction that leads him to work exclusively on drapery. Originating from some previous works dedicated to three friends of the artist who passed away in 2023, the research has evolved over time, evolved into a deeper exploration of abstraction. Patrizio di Massimo develops here a path inspired by the seven chakras in a process of decoding of the chromatic spectrum colours. The beds, in which pillows, blankets and sheets are represented in ever-changing positions, have an epiphanic quality, imbuing the room with a meditative atmosphere, while the presence of a third small pillow once again makes them portraits of family. The rhythmic pattern of the room is altered exclusively by a small self-portrait of the artist depicted with a magenta ladybird on his forehead (Amulet - Magenta Ladybird). This work, together with two other self-portraits of considerably smaller dimensions than the other works in the exhibition, accompanies the public from the very moment they enter the gallery. The other two canvases dedicated to the self-portrait theme are also characterised by the presence of ladybirds (one yellow and one red), depicted on the artist’s ear and cheek. Realised after a particularly complicated year for the artist marked by moments of joy and hardship, the three works here perform the function of amulets, reinforced in turn by the symbolic value of the ladybird, commonly considered a sign of good omen.
Friends, Foes, Beds and Beaus traces a journey of artistic and personal growth, highlighting the artist’s daily process of examining himself and the world through his painting practice. For Patrizio di Massimo, art is therefore an instrument of acceptance, of understanding, not a remedy, but a practice for staying present in life. Each painting offers interpretative systems to investigate emotions and experiences only accessible through living; all this is therefore the first precious evidence of existence.
Chiara Nuzzi