WadeGUYTON
Siamo arrivati, in forma abbreviata
Gió Marconi, Milan
04.11.–22.12.2017
Siamo arrivati, in forma abbreviata
Gió Marconi, Milan
04.11.–22.12.2017
WadeGUYTON
1/10
Wade Guyton
Untitled, 2017
Epson UltraChrome PRO inkjet on linen
325 x 275 x 4 cm
WG4211
Photo: Ron Amstutz
(C) Wade Guyton
Untitled, 2017
Epson UltraChrome PRO inkjet on linen
325 x 275 x 4 cm
WG4211
Photo: Ron Amstutz
(C) Wade Guyton
IT
Wade Guyton
Siamo arrivati, in forma abbreviata
Inaugurazione: venerdì 3 novembre dalle 18 alle 21
4 novembre - 22 dicembre 2017
martedì - sabato; 11-19
Giò Marconi ha il piacere di annunciare la terza mostra personale di Wade Guyton con la galleria: Siamo arrivati, in forma abbreviata.
Siamo arrivati, la prima mostra personale di Guyton in un’istituzione italiana, il Museo Madre di Napoli, è stata inaugurata lo scorso maggio. In quell'occasione l'artista ha utilizzato il Madre come uno studio e ha lavorato due mesi negli spazi del museo producendo un nuovo nucleo di lavori.
Al termine della mostra, le dieci opere di maggiori dimensioni erano troppo grandi per essere trasportate all'esterno del Museo, così è stato necessario rimuoverle dai telai e arrotolarle. Guyton ha utilizzato lo spazio della galleria Giò Marconi per rintelare i lavori e ha deciso di mostrare questi dieci dipinti tutti insieme. Estrapolando le opere dall'originaria presentazione a Napoli, l'esperienza di esse diventa più concentrata.
Questi dipinti includono immagini delle gallerie del museo che Guyton ha usato come studio, le finestre che ha chiesto al museo di aprire, l'installazione temporanea dei routers Wi-Fi alle pareti, i lavori ancora in progress stesi sul pavimento, una pagina dell'edizione on line de “Il Mattino”, una veduta notturna di via Giovanni Nicotera, dove l'artista viveva, frammenti ingranditi di file digitali bitmap e gli stracci utilizzati per asciugare l'inchiostro in eccesso. Uno dei dipinti è un monocromo nero costituito dalla sovrapposizione di immagini scartate.
Dal comunicato stampa del Museo Madre:
In queste opere però l’equilibrio fra figurazione e astrazione si fa sempre più precario, oscillando fra il mezzo fotografico e quello pittorico, con i loro rispettivi codici rappresentativi. Per trasformarsi in icone embrionali e ibride, in palinsesti dell’episteme digitale contemporanea. Prodotte quasi in tempo reale dall’artista e dal suo team durante l’allestimento della mostra, queste opere articolano le potenzialità e le contraddizioni del linguaggio visivo digitale contemporaneo – in cui si sovrappongono astrazione e figurazione, cronaca quotidiana e sospensione del tempo, identità e riproducibilità, singolarità e molteplicità – e documentano l’espansione e la diversificazione delle modalità con cui il linguaggio digitale plasma la nostra conoscenza della realtà, come gli statuti – divenuti effimeri, ipotetici, artificiali e puramente virtuali – della realtà stessa.
...
Distribuite dall’artista sull’intero terzo piano del Madre, queste opere trasformano la solidità e autorevolezza dello spazio del museo in un ospitale luogo di lavoro quotidiano, in un malleabile e riscrivibile loop architettonico in cui la mostra si interconnette con l’architettura secondo una ritmica successione di dipinti su tela e strumenti di lavoro (tavole, materiali di arredo) trasformati in dispositivi di allestimento. La residenza dell’artista e del suo team a Napoli, come la trasformazione delle sale del museo in un workshop che sostituisce temporaneamente il suo Studio di New York, divengono quindi il blueprint concettuale di uno spazio-tempo critico e (auto) analitico, il set in cui creare in tempo reale questo nuovo gruppo di opere, distribuendo i compiti fra i vari membri del team e definendo le condizioni pratiche di lavoro e l’accesso alle risorse tecnologiche necessarie per accedere alle fonti di informazione e, quindi, di rappresentazione e produzione. In questo modo Guyton reinterpreta sia il classico tema storico-artistico dello “studio” sia il possibile richiamo alla tradizione del Viaggio in Italia o del Grand Tour: da cui anche l’ironico e autoironico titolo plurale della mostra, SIAMO ARRIVATI, che cita lo slogan adottato da McDonald’s per la recente apertura dei suoi punti vendita a Napoli.
Si potrebbe affermare che Guyton intenda questa residenza a Napoli e la mostra che ne consegue come una potenziale allegoria dell’inter- e iper-connessione digitale e globale contemporanea, performandone gli esiti attraverso il confronto con la storia di una città posta al centro del Mediterraneo e immersa quindi, di per sé, in millenarie stratificazioni sociali, economiche, politiche e culturali.
--
Wade Guyton (n.Hammond, Indiana, 1972; vive e lavora a New York) si è laureato presso l'Università del Tennessee, Knoxville e ha frequentato il programma MFA presso l'Hunter College di New York. Tra le mostre personali: Serpentine Galleries, Londra (2017); Museo Madre, Napoli (2017); Museum Brandhorst, Monaco (2017); Musée d’art moderne et contemporain (MAMCO), Ginevra (2016-2017); Le Consortium, Digione (2016); Art Institute of Chicago, Chicago (2014); Kunsthalle Zurich, Zurigo (2013); Kunsthaus Bregenz, (insieme a Kelley Walker), Bregenz (2013); Whitney Museum of American Art, New York (2012-2013); Secession, Vienna (2011); Museum Ludwig, Colonia (2010); Portikus, Francoforte (2008). Tra le mostre collettive: Aspen Art Museum, Aspen (2017); mumok, museum moderner kunst stiftung ludwig wien, Vienna (2016); Musée d’Art Moderne, Parigi (2016); Fridericianum, Kassel (2016); Carnegie Museum of Art, Pittsburgh (2013); Venice Biennale, Venezia (2013); Museum of Contemporary Art, Chicago (2012); Zacheta National Gallery, Varsavia (2012); Dallas Museum of Art, Dallas (2011); Kunsthaus Bregenz, Bregenz (2011); Museo Tamayo, Città del Messico (2011).
Siamo arrivati, in forma abbreviata
Inaugurazione: venerdì 3 novembre dalle 18 alle 21
4 novembre - 22 dicembre 2017
martedì - sabato; 11-19
Giò Marconi ha il piacere di annunciare la terza mostra personale di Wade Guyton con la galleria: Siamo arrivati, in forma abbreviata.
Siamo arrivati, la prima mostra personale di Guyton in un’istituzione italiana, il Museo Madre di Napoli, è stata inaugurata lo scorso maggio. In quell'occasione l'artista ha utilizzato il Madre come uno studio e ha lavorato due mesi negli spazi del museo producendo un nuovo nucleo di lavori.
Al termine della mostra, le dieci opere di maggiori dimensioni erano troppo grandi per essere trasportate all'esterno del Museo, così è stato necessario rimuoverle dai telai e arrotolarle. Guyton ha utilizzato lo spazio della galleria Giò Marconi per rintelare i lavori e ha deciso di mostrare questi dieci dipinti tutti insieme. Estrapolando le opere dall'originaria presentazione a Napoli, l'esperienza di esse diventa più concentrata.
Questi dipinti includono immagini delle gallerie del museo che Guyton ha usato come studio, le finestre che ha chiesto al museo di aprire, l'installazione temporanea dei routers Wi-Fi alle pareti, i lavori ancora in progress stesi sul pavimento, una pagina dell'edizione on line de “Il Mattino”, una veduta notturna di via Giovanni Nicotera, dove l'artista viveva, frammenti ingranditi di file digitali bitmap e gli stracci utilizzati per asciugare l'inchiostro in eccesso. Uno dei dipinti è un monocromo nero costituito dalla sovrapposizione di immagini scartate.
Dal comunicato stampa del Museo Madre:
In queste opere però l’equilibrio fra figurazione e astrazione si fa sempre più precario, oscillando fra il mezzo fotografico e quello pittorico, con i loro rispettivi codici rappresentativi. Per trasformarsi in icone embrionali e ibride, in palinsesti dell’episteme digitale contemporanea. Prodotte quasi in tempo reale dall’artista e dal suo team durante l’allestimento della mostra, queste opere articolano le potenzialità e le contraddizioni del linguaggio visivo digitale contemporaneo – in cui si sovrappongono astrazione e figurazione, cronaca quotidiana e sospensione del tempo, identità e riproducibilità, singolarità e molteplicità – e documentano l’espansione e la diversificazione delle modalità con cui il linguaggio digitale plasma la nostra conoscenza della realtà, come gli statuti – divenuti effimeri, ipotetici, artificiali e puramente virtuali – della realtà stessa.
...
Distribuite dall’artista sull’intero terzo piano del Madre, queste opere trasformano la solidità e autorevolezza dello spazio del museo in un ospitale luogo di lavoro quotidiano, in un malleabile e riscrivibile loop architettonico in cui la mostra si interconnette con l’architettura secondo una ritmica successione di dipinti su tela e strumenti di lavoro (tavole, materiali di arredo) trasformati in dispositivi di allestimento. La residenza dell’artista e del suo team a Napoli, come la trasformazione delle sale del museo in un workshop che sostituisce temporaneamente il suo Studio di New York, divengono quindi il blueprint concettuale di uno spazio-tempo critico e (auto) analitico, il set in cui creare in tempo reale questo nuovo gruppo di opere, distribuendo i compiti fra i vari membri del team e definendo le condizioni pratiche di lavoro e l’accesso alle risorse tecnologiche necessarie per accedere alle fonti di informazione e, quindi, di rappresentazione e produzione. In questo modo Guyton reinterpreta sia il classico tema storico-artistico dello “studio” sia il possibile richiamo alla tradizione del Viaggio in Italia o del Grand Tour: da cui anche l’ironico e autoironico titolo plurale della mostra, SIAMO ARRIVATI, che cita lo slogan adottato da McDonald’s per la recente apertura dei suoi punti vendita a Napoli.
Si potrebbe affermare che Guyton intenda questa residenza a Napoli e la mostra che ne consegue come una potenziale allegoria dell’inter- e iper-connessione digitale e globale contemporanea, performandone gli esiti attraverso il confronto con la storia di una città posta al centro del Mediterraneo e immersa quindi, di per sé, in millenarie stratificazioni sociali, economiche, politiche e culturali.
--
Wade Guyton (n.Hammond, Indiana, 1972; vive e lavora a New York) si è laureato presso l'Università del Tennessee, Knoxville e ha frequentato il programma MFA presso l'Hunter College di New York. Tra le mostre personali: Serpentine Galleries, Londra (2017); Museo Madre, Napoli (2017); Museum Brandhorst, Monaco (2017); Musée d’art moderne et contemporain (MAMCO), Ginevra (2016-2017); Le Consortium, Digione (2016); Art Institute of Chicago, Chicago (2014); Kunsthalle Zurich, Zurigo (2013); Kunsthaus Bregenz, (insieme a Kelley Walker), Bregenz (2013); Whitney Museum of American Art, New York (2012-2013); Secession, Vienna (2011); Museum Ludwig, Colonia (2010); Portikus, Francoforte (2008). Tra le mostre collettive: Aspen Art Museum, Aspen (2017); mumok, museum moderner kunst stiftung ludwig wien, Vienna (2016); Musée d’Art Moderne, Parigi (2016); Fridericianum, Kassel (2016); Carnegie Museum of Art, Pittsburgh (2013); Venice Biennale, Venezia (2013); Museum of Contemporary Art, Chicago (2012); Zacheta National Gallery, Varsavia (2012); Dallas Museum of Art, Dallas (2011); Kunsthaus Bregenz, Bregenz (2011); Museo Tamayo, Città del Messico (2011).
EN
Wade Guyton
Siamo arrivati, in forma abbreviata
Opening: Friday, November 3; 6pm - 9pm
November 4 - December 22, 2017
From Tuesday to Saturday; 11am - 7pm
Giò Marconi is pleased to announce Wade Guyton’s third solo exhibition with the gallery: Siamo arrivati, in forma abbreviata.
Siamo arrivati, Guyton’s first solo show in a public Italian institution, the Museo Madre in Naples, was on view earlier this year. There the artist used the museum as a studio and worked in the galleries for two months producing new works.
At the end of the exhibition, the ten largest works could not fit through the doors of the museum and needed to be unstretched and rolled. Guyton used the gallery in Milan to re-stretch these works and decided to show these ten paintings together. Taken out of the original installation in Naples, the experience of these works is concentrated.
These paintings include images of the museum’s galleries that Guyton used as a studio, the windows he asked the museum to reveal, the temporary Wi-Fi routers installed on the walls, works in progress on the floor, a page of the online edition of Il Mattino, a night view of via Giovanni Nicotera where the artist lived, enlarged fragments of digital bitmap files, and the towels used to soak up excess ink. One painting is a black monochrome comprised of rejected layers of imagery.
The museum stated:
In these works, however, the equilibrium between representation and abstraction becomes precarious, oscillating between photography and painting, with their respective representational codes. The aim seems indeed to transform them into embryonic and hybrid icons, into palimpsests of the contemporary digital episteme. Produced in almost real time by the artist and his team while the exhibition was being mounted, these works express the potential and contradictions of contemporary digital visual language – in which abstraction and representation, the daily chronicle and suspension of time, identity and reproducibility, singularity and multiplicity overlap. They document the expansion and diversification of the ways in which digital language shapes our knowledge of reality, like the statutes of reality itself – which have become ephemeral, hypothetical, artificial and merely virtual.
...
Arranged by the artist within the third floor of Madre, these works transform the solidity and the authority of the museum space into a welcoming place of daily work, a malleable and rewritable architectural loop. The exhibition interconnects with architecture according to the rhythmic series of paintings and work tools (tables, furniture) that are reconceived by the artist and his team into devices for the exhibition itself. Like the transformation of the rooms of the museum into a workshop, which temporarily replaces his studio in New York, the residency of the artist and his team in Naples becomes the conceptual blueprint of a critical and (self-) analytical space-time framework. This is Guyton’s setting for creating this new group of works in real time; he defines the practical conditions of work and the technological resources required to gain access to the sources of information and, therefore, of representation and production. In this way, Guyton reinterprets both the classic art-historical theme of the “studio” and the possible reference to the tradition of the Grand Tour: This also could explain the ironic and self-ironic plural title of the exhibition, SIAMO ARRIVATI (“We Have Arrived”), which is taken from the slogan used by McDonald’s to announce the recent opening of its restaurants in Naples.
One could think of Guyton's residency and exhibition in Naples as a potential allegory of the contemporary digital and global inter- and hyper-connection, and that he performs the possible outcomes by making a comparison with the history of a city situated at the center of the Mediterranean and therefore immersed, in itself, in thousands of layers of social, economic, political and cultural interconnections.
--
Wade Guyton (b.Hammond, Indiana, 1972; lives and works in New York) received his BA from the University of Tennessee, Knoxville and attended Hunter College’s MFA program in New York.Selected solo exhibitions include Serpentine Galleries, London (2017); Museo Madre, Naples (2017); Museum Brandhorst, Munich (2017); Musée d’art moderne et contemporain (MAMCO), Geneva (2016-2017); Le Consortium, Dijon (2016); Art Institute of Chicago, Chicago (2014); Kunsthalle Zurich, Zurich (2013); Kunsthaus Bregenz (together with Kelley Walker), Bregenz (2013); Whitney Museum of American Art, New York (2012-2013); Secession, Vienna (2011); Museum Ludwig, Cologne (2010); Portikus, Frankfurt (2008).Recent group exhibitions include Aspen Art Museum (2017); mumok, museum moderner kunst stiftung ludwig wien, Vienna (2016); Musée d’Art Moderne, Paris (2016); Fridericianum, Kassel (2016); Carnegie Museum of Art, Pittsburgh (2013); Venice Biennale, Venice (2013); Museum of Contemporary Art, Chicago (2012); Zacheta National Gallery, Warsaw (2012); Dallas Museum of Art, Dallas (2011); Kunsthaus Bregenz, Bregenz (2011); Museo Tamayo, Mexico City (2011).
Siamo arrivati, in forma abbreviata
Opening: Friday, November 3; 6pm - 9pm
November 4 - December 22, 2017
From Tuesday to Saturday; 11am - 7pm
Giò Marconi is pleased to announce Wade Guyton’s third solo exhibition with the gallery: Siamo arrivati, in forma abbreviata.
Siamo arrivati, Guyton’s first solo show in a public Italian institution, the Museo Madre in Naples, was on view earlier this year. There the artist used the museum as a studio and worked in the galleries for two months producing new works.
At the end of the exhibition, the ten largest works could not fit through the doors of the museum and needed to be unstretched and rolled. Guyton used the gallery in Milan to re-stretch these works and decided to show these ten paintings together. Taken out of the original installation in Naples, the experience of these works is concentrated.
These paintings include images of the museum’s galleries that Guyton used as a studio, the windows he asked the museum to reveal, the temporary Wi-Fi routers installed on the walls, works in progress on the floor, a page of the online edition of Il Mattino, a night view of via Giovanni Nicotera where the artist lived, enlarged fragments of digital bitmap files, and the towels used to soak up excess ink. One painting is a black monochrome comprised of rejected layers of imagery.
The museum stated:
In these works, however, the equilibrium between representation and abstraction becomes precarious, oscillating between photography and painting, with their respective representational codes. The aim seems indeed to transform them into embryonic and hybrid icons, into palimpsests of the contemporary digital episteme. Produced in almost real time by the artist and his team while the exhibition was being mounted, these works express the potential and contradictions of contemporary digital visual language – in which abstraction and representation, the daily chronicle and suspension of time, identity and reproducibility, singularity and multiplicity overlap. They document the expansion and diversification of the ways in which digital language shapes our knowledge of reality, like the statutes of reality itself – which have become ephemeral, hypothetical, artificial and merely virtual.
...
Arranged by the artist within the third floor of Madre, these works transform the solidity and the authority of the museum space into a welcoming place of daily work, a malleable and rewritable architectural loop. The exhibition interconnects with architecture according to the rhythmic series of paintings and work tools (tables, furniture) that are reconceived by the artist and his team into devices for the exhibition itself. Like the transformation of the rooms of the museum into a workshop, which temporarily replaces his studio in New York, the residency of the artist and his team in Naples becomes the conceptual blueprint of a critical and (self-) analytical space-time framework. This is Guyton’s setting for creating this new group of works in real time; he defines the practical conditions of work and the technological resources required to gain access to the sources of information and, therefore, of representation and production. In this way, Guyton reinterprets both the classic art-historical theme of the “studio” and the possible reference to the tradition of the Grand Tour: This also could explain the ironic and self-ironic plural title of the exhibition, SIAMO ARRIVATI (“We Have Arrived”), which is taken from the slogan used by McDonald’s to announce the recent opening of its restaurants in Naples.
One could think of Guyton's residency and exhibition in Naples as a potential allegory of the contemporary digital and global inter- and hyper-connection, and that he performs the possible outcomes by making a comparison with the history of a city situated at the center of the Mediterranean and therefore immersed, in itself, in thousands of layers of social, economic, political and cultural interconnections.
--
Wade Guyton (b.Hammond, Indiana, 1972; lives and works in New York) received his BA from the University of Tennessee, Knoxville and attended Hunter College’s MFA program in New York.Selected solo exhibitions include Serpentine Galleries, London (2017); Museo Madre, Naples (2017); Museum Brandhorst, Munich (2017); Musée d’art moderne et contemporain (MAMCO), Geneva (2016-2017); Le Consortium, Dijon (2016); Art Institute of Chicago, Chicago (2014); Kunsthalle Zurich, Zurich (2013); Kunsthaus Bregenz (together with Kelley Walker), Bregenz (2013); Whitney Museum of American Art, New York (2012-2013); Secession, Vienna (2011); Museum Ludwig, Cologne (2010); Portikus, Frankfurt (2008).Recent group exhibitions include Aspen Art Museum (2017); mumok, museum moderner kunst stiftung ludwig wien, Vienna (2016); Musée d’Art Moderne, Paris (2016); Fridericianum, Kassel (2016); Carnegie Museum of Art, Pittsburgh (2013); Venice Biennale, Venice (2013); Museum of Contemporary Art, Chicago (2012); Zacheta National Gallery, Warsaw (2012); Dallas Museum of Art, Dallas (2011); Kunsthaus Bregenz, Bregenz (2011); Museo Tamayo, Mexico City (2011).