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Gianni Colombo, Gianni Colombo. A Space Odyssey, Installation view, Gió Marconi, Milan, 2023.
Photo: Fabio Mantegna
Photo: Fabio Mantegna
IT
Gianni Colombo
A Space Odyssey
A cura di Marco Scotini
Inaugurazione: giovedì 11 maggio 2023; 18-21
12 maggio - 17 luglio 2023
lunedì - venerdì; 11-18
Fondazione Marconi e Gió Marconi sono lieti di annunciare Gianni Colombo. A Space Odyssey, un’importante retrospettiva dedicata all’artista milanese in occasione del trentesimo anniversario dalla sua scomparsa. La mostra, curata da Marco Scotini, intende mettere a fuoco la particolare drammaturgia spaziale che connota il suo lavoro, a partire da un confronto con il colossal fantascientifico di Stanley Kubrick del 1968.
Considerato uno dei maggiori esponenti dell’arte cinetica e ambientale internazionale, Gianni Colombo fa del vincolo tra spazio e corpo il catalizzatore di tutti i suoi interessi di ordine plastico. Attraverso l’uso di flash luminosi, di oggetti in movimento, di ambienti immersivi e il ricorso a elementi architettonici isolati, l’artista realizza dispositivi spaziali perturbanti in grado di disorientare le forme percettive acquisite e di decostruire i codici dei comportamenti ordinari.
È infatti con il piano levitante di Campo praticabile che Colombo interviene sul pavimento della galleria con un ambiente realizzato in collaborazione con Vincenzo Agnetti. Sarà quest’ultimo a scriverne: Data una base; il piano terra, una pedana o altro, identificabili nella soglia di sensibilità, abbiamo comunque un campo composto da due semisfere: la superiore come campo virtuale positivo tendente alla ridondanza, l’inferiore come campo negativo imprevedibile previsto.
Nello stesso 1970 una straordinaria foto di Ugo Mulas ritrae uno dei tre corridoi della Topoestesia presentata alla mostra “Vitalità del Negativo” come uno spazio centrifugo. Tutte e quattro le pareti perimetrali convergono verso quella di fondo, che è l’effetto visibile di una torsione, non permettendo così l’identificazione di nessun asse di riferimento. Gianni Colombo è al centro dell’immagine: i piedi poggiano su una parete laterale e il suo busto sull’altra di fronte, con le mani compresse sulla superficie. Potremmo ruotare l’immagine di 45 gradi e la parete laterale potrebbe trasformarsi immediatamente nel piano pavimentale. Quindi, si ha l’impressione che ad essere fotografata sia piuttosto una sorta di navicella spaziale in cui i corpi degli astronauti orbitano su uno spazio antigravitazionale.
Del resto l’allunaggio dell’Apollo 11 risale al luglio 1969 e Topoestesia di Colombo è di appena un anno dopo. Il sensazionale film sci-fi di Stanley Kubrick, 2001. Odissea nello Spazio, è invece del 1968. La mostra indaga le sfide di Gianni Colombo alla gravità e la sua idea di piano inclinato: aspetto condiviso con molta danza contemporanea coeva, da Yvonne Rainer a Simone Forti. Dalle sue primissime opere in ceramica Costellazioni Intermutabili del 1960 si arriva alle strutture metalliche sospese e in movimento, Spazi Curvi, degli anni ’90, passando per la ricostruzione di alcuni ambienti fondamentali (Bariestesia 1973 e Topoestesia 1977), attraverso cui restituire parte della storia dello Studio Marconi. In sostanza, l’esposizione intende essere un viaggio all’interno di una strana navicella spaziale, in cui Gianni Colombo è in compagnia di un equipaggio del tutto eccezionale (da Vincenzo Agnetti a Ugo Mulas, da Joe Colombo a Maria Mulas). Un viaggio attraverso il “sapere incorporato” (Donna Haraway), in grado di mettere in discussione la sicurezza delle nostre coordinate cartesiane.
L’analogia tra la spazialità di Colombo e quella messa in scena nel film di Kubrick nasce dalla suggestione di un film di Annette Michelson e deriva dall’uso, in entrambi i casi, del disorientamento percettivo per ristabilire lo stato di equilibrio del nostro corpo come processo aperto. Si risponde al perturbamento sensoriale con un re-aggiustamento fisico operato dalla stessa esperienza. Un sapere situato, lontano da ogni astrazione.
NOTE BIOGRAFICHE
Gianni Colombo nasce a Milano nel 1937. Dopo gli studi compiuti all’Accademia di Brera sotto la guida di Achille Funi, nella seconda metà degli anni Cinquanta Gianni Colombo realizza le prime opere di ispirazione cinetica e programmata.
Inizia a esporre presso la Galleria Azimut e nell’ottobre 1959, con Giovanni Anceschi, Davide Boriani e Gabriele De Vecchi, fonda il Gruppo T (cui l’anno dopo aderisce Grazia Varisco), che si propone di indagare la dimensione temporale come fattore essenziale dell’opera d’arte e della sua ricezione, insieme a una ricerca sulla luce e sui fenomeni percettivi.
Con il Gruppo T espone alla Galleria Pater di Milano nel gennaio 1960, alla rassegna “Nove Tendencije” al museo di Zagabria nel 1961 e alla mostra “Arte programmata”, organizzata a Milano da Bruno Munari e Umberto Eco nel 1962.
Nel 1963 partecipa alla IV Biennale di San Marino e l’anno seguente presenta il suo primo ambiente abitabile, Strutturazione cinevisuale abitabile, alla rassegna “Nouvelle Tendance” al Louvre.
Nel 1965, dopo la partecipazione alla terza mostra del gruppo Zagabria, espone al Museum of Modern Art di New York nell’ambito di “The Responsive Eye” (un suo scritto teorico Sulle ricerche plastiche cinevisuali è pubblicato in catalogo).
In Olanda partecipa alla mostra “Nul ‘65” presso lo Stedelijk Museum di Amsterdam, e consolida i rapporti col Gruppo Zero di Düsseldorf.
Nel ’67, alla rassegna “Trigon” di Graz, presenta l’ambiente Spazio elastico, mentre a Foligno si svolge la mostra “Lo spazio dell’immagine” in cui progetta, insieme a Gabriele De Vecchi, Ambiente a strutturazione virtuale.
Con il Gruppo T espone ancora nel 1968 a Grenoble, ma il sodalizio tra i componenti si scioglie poco dopo. Tuttavia Colombo ha da tempo aggiunto una buona affermazione personale e, proprio in quell’anno, vince il Primo Premio per la pittura alla XXXIV Biennale di Venezia.
Nel 1970, insieme a Vincenzo Agnetti, realizza l’ambiente Campo praticabile che espone allo Studio Marconi. Dalla fine degli anni Sessanta la sua ricerca si rivolge anche al video: nel 1971 presenta Total Furnishing Unit al Museum of Modern Art di New York nell’ambito della mostra “Italy: The New Domestic Landscape”. Nel 1975 ha una personale allo Studio Marconi, dove realizza e presenta l’ambiente Bariestesia.
Riceve diverse commissioni pubbliche, tra cui un monumento alla Resistenza per il comune di Como.
Dal 1980 è titolare alla cattedra di “strutturazione dello spazio” alla Nuova Accademia di Milano, che dirigerà a partire dal 1985. Nel 1983 tiene un’importante mostra personale alla Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Suzzara. L’anno seguente è invitato al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano e alla Biennale di Venezia, dove ha una sala personale. Nel 1986 realizza le scenografie per Stephen Climax di M. Zender all’Opertheater di Francoforte. Nel frattempo lavora alla serie delle Architetture cacogoniometriche – Archi, lavori ambientali che presenta nel 1992 alla Staatliche Kunsthalle di Baden-Baden.
Gianni Colombo si spegne improvvisamente il 3 febbraio 1993, a Melzo.
Nel 2010 il Castello di Rivoli gli dedica una mostra importante a cura di Carolin Christov-Bakargiev e Marco Scotini.
Tra le principali e più recenti collettive figurano la mostra Thinking Machines al MoMA di New York (2018); Vertigo. Op Art and a History of Deception 1520-1970 al Kunstmuseum di Stoccarda e al Mumoc di Vienna e Le diable au corps. Quand l’Op Art électrise le cinéma, al Mamac di Nizza (2019).
A Space Odyssey
A cura di Marco Scotini
Inaugurazione: giovedì 11 maggio 2023; 18-21
12 maggio - 17 luglio 2023
lunedì - venerdì; 11-18
Fondazione Marconi e Gió Marconi sono lieti di annunciare Gianni Colombo. A Space Odyssey, un’importante retrospettiva dedicata all’artista milanese in occasione del trentesimo anniversario dalla sua scomparsa. La mostra, curata da Marco Scotini, intende mettere a fuoco la particolare drammaturgia spaziale che connota il suo lavoro, a partire da un confronto con il colossal fantascientifico di Stanley Kubrick del 1968.
Considerato uno dei maggiori esponenti dell’arte cinetica e ambientale internazionale, Gianni Colombo fa del vincolo tra spazio e corpo il catalizzatore di tutti i suoi interessi di ordine plastico. Attraverso l’uso di flash luminosi, di oggetti in movimento, di ambienti immersivi e il ricorso a elementi architettonici isolati, l’artista realizza dispositivi spaziali perturbanti in grado di disorientare le forme percettive acquisite e di decostruire i codici dei comportamenti ordinari.
È infatti con il piano levitante di Campo praticabile che Colombo interviene sul pavimento della galleria con un ambiente realizzato in collaborazione con Vincenzo Agnetti. Sarà quest’ultimo a scriverne: Data una base; il piano terra, una pedana o altro, identificabili nella soglia di sensibilità, abbiamo comunque un campo composto da due semisfere: la superiore come campo virtuale positivo tendente alla ridondanza, l’inferiore come campo negativo imprevedibile previsto.
Nello stesso 1970 una straordinaria foto di Ugo Mulas ritrae uno dei tre corridoi della Topoestesia presentata alla mostra “Vitalità del Negativo” come uno spazio centrifugo. Tutte e quattro le pareti perimetrali convergono verso quella di fondo, che è l’effetto visibile di una torsione, non permettendo così l’identificazione di nessun asse di riferimento. Gianni Colombo è al centro dell’immagine: i piedi poggiano su una parete laterale e il suo busto sull’altra di fronte, con le mani compresse sulla superficie. Potremmo ruotare l’immagine di 45 gradi e la parete laterale potrebbe trasformarsi immediatamente nel piano pavimentale. Quindi, si ha l’impressione che ad essere fotografata sia piuttosto una sorta di navicella spaziale in cui i corpi degli astronauti orbitano su uno spazio antigravitazionale.
Del resto l’allunaggio dell’Apollo 11 risale al luglio 1969 e Topoestesia di Colombo è di appena un anno dopo. Il sensazionale film sci-fi di Stanley Kubrick, 2001. Odissea nello Spazio, è invece del 1968. La mostra indaga le sfide di Gianni Colombo alla gravità e la sua idea di piano inclinato: aspetto condiviso con molta danza contemporanea coeva, da Yvonne Rainer a Simone Forti. Dalle sue primissime opere in ceramica Costellazioni Intermutabili del 1960 si arriva alle strutture metalliche sospese e in movimento, Spazi Curvi, degli anni ’90, passando per la ricostruzione di alcuni ambienti fondamentali (Bariestesia 1973 e Topoestesia 1977), attraverso cui restituire parte della storia dello Studio Marconi. In sostanza, l’esposizione intende essere un viaggio all’interno di una strana navicella spaziale, in cui Gianni Colombo è in compagnia di un equipaggio del tutto eccezionale (da Vincenzo Agnetti a Ugo Mulas, da Joe Colombo a Maria Mulas). Un viaggio attraverso il “sapere incorporato” (Donna Haraway), in grado di mettere in discussione la sicurezza delle nostre coordinate cartesiane.
L’analogia tra la spazialità di Colombo e quella messa in scena nel film di Kubrick nasce dalla suggestione di un film di Annette Michelson e deriva dall’uso, in entrambi i casi, del disorientamento percettivo per ristabilire lo stato di equilibrio del nostro corpo come processo aperto. Si risponde al perturbamento sensoriale con un re-aggiustamento fisico operato dalla stessa esperienza. Un sapere situato, lontano da ogni astrazione.
NOTE BIOGRAFICHE
Gianni Colombo nasce a Milano nel 1937. Dopo gli studi compiuti all’Accademia di Brera sotto la guida di Achille Funi, nella seconda metà degli anni Cinquanta Gianni Colombo realizza le prime opere di ispirazione cinetica e programmata.
Inizia a esporre presso la Galleria Azimut e nell’ottobre 1959, con Giovanni Anceschi, Davide Boriani e Gabriele De Vecchi, fonda il Gruppo T (cui l’anno dopo aderisce Grazia Varisco), che si propone di indagare la dimensione temporale come fattore essenziale dell’opera d’arte e della sua ricezione, insieme a una ricerca sulla luce e sui fenomeni percettivi.
Con il Gruppo T espone alla Galleria Pater di Milano nel gennaio 1960, alla rassegna “Nove Tendencije” al museo di Zagabria nel 1961 e alla mostra “Arte programmata”, organizzata a Milano da Bruno Munari e Umberto Eco nel 1962.
Nel 1963 partecipa alla IV Biennale di San Marino e l’anno seguente presenta il suo primo ambiente abitabile, Strutturazione cinevisuale abitabile, alla rassegna “Nouvelle Tendance” al Louvre.
Nel 1965, dopo la partecipazione alla terza mostra del gruppo Zagabria, espone al Museum of Modern Art di New York nell’ambito di “The Responsive Eye” (un suo scritto teorico Sulle ricerche plastiche cinevisuali è pubblicato in catalogo).
In Olanda partecipa alla mostra “Nul ‘65” presso lo Stedelijk Museum di Amsterdam, e consolida i rapporti col Gruppo Zero di Düsseldorf.
Nel ’67, alla rassegna “Trigon” di Graz, presenta l’ambiente Spazio elastico, mentre a Foligno si svolge la mostra “Lo spazio dell’immagine” in cui progetta, insieme a Gabriele De Vecchi, Ambiente a strutturazione virtuale.
Con il Gruppo T espone ancora nel 1968 a Grenoble, ma il sodalizio tra i componenti si scioglie poco dopo. Tuttavia Colombo ha da tempo aggiunto una buona affermazione personale e, proprio in quell’anno, vince il Primo Premio per la pittura alla XXXIV Biennale di Venezia.
Nel 1970, insieme a Vincenzo Agnetti, realizza l’ambiente Campo praticabile che espone allo Studio Marconi. Dalla fine degli anni Sessanta la sua ricerca si rivolge anche al video: nel 1971 presenta Total Furnishing Unit al Museum of Modern Art di New York nell’ambito della mostra “Italy: The New Domestic Landscape”. Nel 1975 ha una personale allo Studio Marconi, dove realizza e presenta l’ambiente Bariestesia.
Riceve diverse commissioni pubbliche, tra cui un monumento alla Resistenza per il comune di Como.
Dal 1980 è titolare alla cattedra di “strutturazione dello spazio” alla Nuova Accademia di Milano, che dirigerà a partire dal 1985. Nel 1983 tiene un’importante mostra personale alla Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Suzzara. L’anno seguente è invitato al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano e alla Biennale di Venezia, dove ha una sala personale. Nel 1986 realizza le scenografie per Stephen Climax di M. Zender all’Opertheater di Francoforte. Nel frattempo lavora alla serie delle Architetture cacogoniometriche – Archi, lavori ambientali che presenta nel 1992 alla Staatliche Kunsthalle di Baden-Baden.
Gianni Colombo si spegne improvvisamente il 3 febbraio 1993, a Melzo.
Nel 2010 il Castello di Rivoli gli dedica una mostra importante a cura di Carolin Christov-Bakargiev e Marco Scotini.
Tra le principali e più recenti collettive figurano la mostra Thinking Machines al MoMA di New York (2018); Vertigo. Op Art and a History of Deception 1520-1970 al Kunstmuseum di Stoccarda e al Mumoc di Vienna e Le diable au corps. Quand l’Op Art électrise le cinéma, al Mamac di Nizza (2019).
EN
Gianni Colombo
A Space Odyssey
Curated by Marco Scotini
Opening: Thursday, May 11, 2023; 6pm - 9pm
May 12 – July 17, 2023
From Monday to Friday, 11am – 6pm
Fondazione Marconi and Gió Marconi are pleased to announce Gianni Colombo. A Space Odyssey, an important retrospective dedicated to the Milanese artist on the occasion of the 30th anniversary of his death. The exhibition, curated by Marco Scotini, focuses on the particular spatial dramaturgy that characterises Colombo’s work, starting from a comparison with 1968 Stanley Kubrick’s spectacular sci-fi movie.
Considered one of the greatest international exponents of kinetic and environmental art, Gianni Colombo made the link between space and body the catalyst for all his three-dimensional investigations. Using flashes of light, moving objects, immersive environments and isolated architectural elements, the artist created disturbing spatial devices capable of disorienting acquired perceptual forms and deconstructing ordinary behavioural codes.
In perfect union with Lygia Clark, throughout the 1960s Colombo challenged rigidity with the mise-en-scene of elasticity. However, during the 1970s he put gravity at the centre of his personal challenges. It is not by chance that the three large installations conceived for Studio Marconi during this period – Campo praticabile (1970), Bariestesia (1975) and Topoestesia (1977) – mark a fundamental stage in his journey in this direction, confronting gravity as an equally inevitable and invisible factor to be overcome. Electronic bands on TV screens, baresthesic perception (a condition of equilibrium) and the progressive replacement of cubic space with curved space determine his work in his period.
It is in fact with the curved platform of Campo praticabile [Practicable field], that Colombo created a walkable environment on the floor of the gallery in collaboration with Vincenzo Agnetti. As Agnetti later wrote: Given a base: the floor, a platform or something else, identifiable at the threshold of sensitivity, we already have a field consisting of two hemispheres: the upper one as a positive virtual field tending towards redundancy, and the lower one as a predicted unpredictable negative field.
Also in 1970, an extraordinary photo by Ugo Mulas portrayed one of the three corridors of Topoestesia (presented at the Vitalità del Negativo exhibition) as a centrifugal space. All four perimeter walls converge towards the back wall, creating the visual effect of a torsion, thus excluding the identification of any reference axis. Gianni Colombo is at the centre of the image: his feet rest on one side wall, his torso on the other in front, and his hands are compressed on the surface. If the image were rotated 45 degrees, the side wall would immediately transform into the floor. The impression is therefore of a photograph taken in a spacecraft with the astronauts’ bodies orbiting in an anti-gravitational space.
Moreover the Apollo 11 moon landing took place in July 1969 and Topoestesia (Planned Itinerary) was shown just a year later, while Stanley Kubrick’s sensational sci-fi film, 2001: A Space Odyssey is from 1968. The purpose of the exhibition is to focus on the artist’s challenges to gravity and on his idea of inclined surfaces: an aspect which was shared by many contemporary dance choreographers of the time, from Yvonne Rainer to Simone Forti. From the earliest ceramic works Costellazioni Intermutabili [Interchangeable Constellations] from the 1960s to the suspended, moving metal structures Spazi Curvi [Curved Spaces] from the 1990s, and interspersed between these, the reconstruction of several fundamental environments (Bariestesia, 1973 and Topoestesia, 1977), through which a part of Studio Marconi’s history is reconstructed. In essence, Gianni Colombo. A Space Odyssey offers a journey inside a strange space machine in the company of an exceptional crew (Vincenzo Agnetti, Ugo Mulas, Joe Colombo, Livio and Piero Castiglioni and Maria Mulas). A journey in the situated knowledge (Donna Haraway), that effectively questions the certainty of our Cartesian coordinates.
The association of Colombo’s space to the one set in Kubrick’s movie arises from Annette Michelson’s evocative text and, in both cases, it stems from the use of a perceptual disorientation in order to make our bodies re-establish a state of balance as an open process, thus responding to a sensory disruption with a physical readjustment carried out by experience. An embodied knowledge far from any abstraction.
BIOGRAPHICAL NOTES
Gianni Colombo was born in Milan in 1937. After studying at the Brera Academy under the guidance of Achille Funi, in the latter half of the 1950s he created his first kinetic and programmed artworks.
He began exhibiting at Galleria Azimut in 1959, and in October of that year he founded Gruppo T with Giovanni Anceschi, Davide Boriani and Gabriele De Vecchi. Grazia Varisco joined the following year. The group’s aim was to investigate the temporal dimension as an essential factor of an artwork and its reception, and to undertake research into light and perceptual phenomena.
In January 1960 Colombo exhibited with Gruppo T at Galleria Pater in Milan; in 1961 at the Nove Tendencije show at Zagreb museum; and in 1962 at the Arte programmata exhibition in Milan, organised by Bruno Munari and Umberto Eco.
In 1963 he took part in the 4th San Marino Art Biennale, and the following year presented his first habitable environment, Strutturazione cinevisuale abitabile [Habitable Cine-Visual Structure] at the Nouvelle Tendance exhibition at the Louvre.
In 1965, after appearing in the Zagreb group’s third show, he took part in The Responsive Eye exhibition at the Museum of Modern Art in New York, and his theoretical essay Sulle ricerche plastiche cinevisuali was published in the catalogue.
In 1965 he exhibited in the Nul ‘65 show at the Stedelijk Museum, Amsterdam, and consolidated his relationship with Zero, the artist group based in Düsseldorf.
In 1967 he presented his Spazio elastico [Elastic Space] environment at the Trigon exhibition in Graz, and together with Gabriele De Vecchi designed Ambiente a strutturazione virtuale [Virtual Structured Environment] for the exhibition Lo spazio dell’immagine held in Foligno, Umbria, in July.
In 1968 he exhibited with Gruppo T in Grenoble but the group separated shortly afterwards. However, Colombo’s work had already been well received for some time, and that same year he won the first prize for painting at the 34th Venice Biennale.
In 1970 he and Vincenzo Agnetti created the Campo practicable [Practicable Field] environment, which was shown at Studio Marconi.
By the late 1960s his research had also turned to video. In 1971 he presented Total Furnishing Unit at the Museum of Modern Art in New York as part of the exhibition Italy: The New Domestic Landscape.
In 1975 he held a solo show at Studio Marconi, for which he created the Bariestesia environment.
He received several public commissions, including a monument to the Resistance for the municipality of Como.
In 1980 he took up the chair in Structuring Space at Milan’s Nuova Accademia, and in 1985 became the school’s director. In 1983 he held an important solo exhibition at the Galleria Civica d’Arte Contemporanea in Suzzara, Lombardy. The following year he was invited to present his work at the Contemporary Art Pavilion in Milan and at the 39th Venice Biennale, where he was given a solo room. In 1986 he created the sets for Stephen Climax by M. Zender at the Frankfurt Opera House. Meantime he continued work on the series Architetture cacogoniometriche – Archi [Cacogoniometric architectures – Arches], environmental works which he presented in 1992 at the Staatliche Kunsthalle, Baden-Baden.
Gianni Colombo died suddenly in Melzo on 3 February 1993.
In 2010 an important exhibition was dedicated to him at Castello di Rivoli, curated by Carolin Christov-Bakargiev and Marco Scotini.
The most recent major group shows featuring his work were the Thinking Machines exhibition at the MoMA, New York (2018); Vertigo. Op Art and a History of Deception 1520-1970 at the Kunstmuseum, Stuttgart and at the Mumoc in Vienna; and Le diable au corps. Quand l’Op Art électrise le cinéma, at Mamac in Nice (2019).
A Space Odyssey
Curated by Marco Scotini
Opening: Thursday, May 11, 2023; 6pm - 9pm
May 12 – July 17, 2023
From Monday to Friday, 11am – 6pm
Fondazione Marconi and Gió Marconi are pleased to announce Gianni Colombo. A Space Odyssey, an important retrospective dedicated to the Milanese artist on the occasion of the 30th anniversary of his death. The exhibition, curated by Marco Scotini, focuses on the particular spatial dramaturgy that characterises Colombo’s work, starting from a comparison with 1968 Stanley Kubrick’s spectacular sci-fi movie.
Considered one of the greatest international exponents of kinetic and environmental art, Gianni Colombo made the link between space and body the catalyst for all his three-dimensional investigations. Using flashes of light, moving objects, immersive environments and isolated architectural elements, the artist created disturbing spatial devices capable of disorienting acquired perceptual forms and deconstructing ordinary behavioural codes.
In perfect union with Lygia Clark, throughout the 1960s Colombo challenged rigidity with the mise-en-scene of elasticity. However, during the 1970s he put gravity at the centre of his personal challenges. It is not by chance that the three large installations conceived for Studio Marconi during this period – Campo praticabile (1970), Bariestesia (1975) and Topoestesia (1977) – mark a fundamental stage in his journey in this direction, confronting gravity as an equally inevitable and invisible factor to be overcome. Electronic bands on TV screens, baresthesic perception (a condition of equilibrium) and the progressive replacement of cubic space with curved space determine his work in his period.
It is in fact with the curved platform of Campo praticabile [Practicable field], that Colombo created a walkable environment on the floor of the gallery in collaboration with Vincenzo Agnetti. As Agnetti later wrote: Given a base: the floor, a platform or something else, identifiable at the threshold of sensitivity, we already have a field consisting of two hemispheres: the upper one as a positive virtual field tending towards redundancy, and the lower one as a predicted unpredictable negative field.
Also in 1970, an extraordinary photo by Ugo Mulas portrayed one of the three corridors of Topoestesia (presented at the Vitalità del Negativo exhibition) as a centrifugal space. All four perimeter walls converge towards the back wall, creating the visual effect of a torsion, thus excluding the identification of any reference axis. Gianni Colombo is at the centre of the image: his feet rest on one side wall, his torso on the other in front, and his hands are compressed on the surface. If the image were rotated 45 degrees, the side wall would immediately transform into the floor. The impression is therefore of a photograph taken in a spacecraft with the astronauts’ bodies orbiting in an anti-gravitational space.
Moreover the Apollo 11 moon landing took place in July 1969 and Topoestesia (Planned Itinerary) was shown just a year later, while Stanley Kubrick’s sensational sci-fi film, 2001: A Space Odyssey is from 1968. The purpose of the exhibition is to focus on the artist’s challenges to gravity and on his idea of inclined surfaces: an aspect which was shared by many contemporary dance choreographers of the time, from Yvonne Rainer to Simone Forti. From the earliest ceramic works Costellazioni Intermutabili [Interchangeable Constellations] from the 1960s to the suspended, moving metal structures Spazi Curvi [Curved Spaces] from the 1990s, and interspersed between these, the reconstruction of several fundamental environments (Bariestesia, 1973 and Topoestesia, 1977), through which a part of Studio Marconi’s history is reconstructed. In essence, Gianni Colombo. A Space Odyssey offers a journey inside a strange space machine in the company of an exceptional crew (Vincenzo Agnetti, Ugo Mulas, Joe Colombo, Livio and Piero Castiglioni and Maria Mulas). A journey in the situated knowledge (Donna Haraway), that effectively questions the certainty of our Cartesian coordinates.
The association of Colombo’s space to the one set in Kubrick’s movie arises from Annette Michelson’s evocative text and, in both cases, it stems from the use of a perceptual disorientation in order to make our bodies re-establish a state of balance as an open process, thus responding to a sensory disruption with a physical readjustment carried out by experience. An embodied knowledge far from any abstraction.
BIOGRAPHICAL NOTES
Gianni Colombo was born in Milan in 1937. After studying at the Brera Academy under the guidance of Achille Funi, in the latter half of the 1950s he created his first kinetic and programmed artworks.
He began exhibiting at Galleria Azimut in 1959, and in October of that year he founded Gruppo T with Giovanni Anceschi, Davide Boriani and Gabriele De Vecchi. Grazia Varisco joined the following year. The group’s aim was to investigate the temporal dimension as an essential factor of an artwork and its reception, and to undertake research into light and perceptual phenomena.
In January 1960 Colombo exhibited with Gruppo T at Galleria Pater in Milan; in 1961 at the Nove Tendencije show at Zagreb museum; and in 1962 at the Arte programmata exhibition in Milan, organised by Bruno Munari and Umberto Eco.
In 1963 he took part in the 4th San Marino Art Biennale, and the following year presented his first habitable environment, Strutturazione cinevisuale abitabile [Habitable Cine-Visual Structure] at the Nouvelle Tendance exhibition at the Louvre.
In 1965, after appearing in the Zagreb group’s third show, he took part in The Responsive Eye exhibition at the Museum of Modern Art in New York, and his theoretical essay Sulle ricerche plastiche cinevisuali was published in the catalogue.
In 1965 he exhibited in the Nul ‘65 show at the Stedelijk Museum, Amsterdam, and consolidated his relationship with Zero, the artist group based in Düsseldorf.
In 1967 he presented his Spazio elastico [Elastic Space] environment at the Trigon exhibition in Graz, and together with Gabriele De Vecchi designed Ambiente a strutturazione virtuale [Virtual Structured Environment] for the exhibition Lo spazio dell’immagine held in Foligno, Umbria, in July.
In 1968 he exhibited with Gruppo T in Grenoble but the group separated shortly afterwards. However, Colombo’s work had already been well received for some time, and that same year he won the first prize for painting at the 34th Venice Biennale.
In 1970 he and Vincenzo Agnetti created the Campo practicable [Practicable Field] environment, which was shown at Studio Marconi.
By the late 1960s his research had also turned to video. In 1971 he presented Total Furnishing Unit at the Museum of Modern Art in New York as part of the exhibition Italy: The New Domestic Landscape.
In 1975 he held a solo show at Studio Marconi, for which he created the Bariestesia environment.
He received several public commissions, including a monument to the Resistance for the municipality of Como.
In 1980 he took up the chair in Structuring Space at Milan’s Nuova Accademia, and in 1985 became the school’s director. In 1983 he held an important solo exhibition at the Galleria Civica d’Arte Contemporanea in Suzzara, Lombardy. The following year he was invited to present his work at the Contemporary Art Pavilion in Milan and at the 39th Venice Biennale, where he was given a solo room. In 1986 he created the sets for Stephen Climax by M. Zender at the Frankfurt Opera House. Meantime he continued work on the series Architetture cacogoniometriche – Archi [Cacogoniometric architectures – Arches], environmental works which he presented in 1992 at the Staatliche Kunsthalle, Baden-Baden.
Gianni Colombo died suddenly in Melzo on 3 February 1993.
In 2010 an important exhibition was dedicated to him at Castello di Rivoli, curated by Carolin Christov-Bakargiev and Marco Scotini.
The most recent major group shows featuring his work were the Thinking Machines exhibition at the MoMA, New York (2018); Vertigo. Op Art and a History of Deception 1520-1970 at the Kunstmuseum, Stuttgart and at the Mumoc in Vienna; and Le diable au corps. Quand l’Op Art électrise le cinéma, at Mamac in Nice (2019).